mercoledì 24 aprile 2013

i film - Capitan Apache




1971 Capitan Apache (The Guns of April Morning / Deathwork)

di Alexander Singer con Lee Van Cleef, Carroll Baker, Stuart Whitman, Percy Herbert, Elisa Montés, Tony Vogel, Charles Stalmaker, Charly Bravo, Faith Clift, Rupert Crabb, Chris Huerta, Ricardo Palacios

Capitan Apache è un ufficiale indiano della riserva che indaga su una catena di delitti che ruotano attorno alla misteriosa frase "mattino d'aprile". Dopo essere sfuggito a vari attentati sventerà una congiura politica ad altissimo livello.

Unico e sgangheratissimo tentativo americano (chissà quanto consapevole) di fare un western "pop" alla Sartana. Inizia in maniera piuttosto pacchiana e delirante con una canzone country cantata dallo stesso Lee Van Cleef(!) che, quasi fosse il riassunto di puntate precedenti, presenta il protagonista e spiega un po' la situazione, mentre scorrono alcune scene che poi si rivedranno nel corso del film, come spesso si usava nei prologhi dei telefilm di una volta. E in effetti più che un film sembra di vedere l'episodio pilota di un serie televisiva mai realizzata, solo con molta più violenza e parolacce di quelle consentite ai tempi sul piccolo schermo. Girato con lo stile spiccio dei polizieschi e gialli di quegli anni, con una trama intrica al limite del comprensibile, ma portata avanti con un ritmo spedito e dei dialoghi allusivi. Non migliorano la chiarezza, ma sono interessanti, alcune ellissi narrative insolite e azzardate, soprattutto per un western. Dopo un susseguirsi, degno dei più classici hard boiled, di cattivi che si fanno fuori a vicenda, delitti, attentati, il finale su un treno è da thriller e da film di spionaggio. Non mancano neanche diverse stramberie, tra cui una strega che sembra piombata lì da chissà quale altro film, una coppia di killer gay (con annesse battute diciamo non esattamente all'insegna del politicamente corretto) e una sequenza, tra il grottesco involontario e il simpaticamente goffo, in cui Lee Van Cleef si fa un trip psichedelico che sembra presa da un horror di Corman.



Probabilmente fu un film che vide un grosso coinvolgimento da parte di Lee Van Cleef . Il personaggio di Capitan Apache da l'impressione di essere un personale (e tardivo) tentativo dell'attore di crearsi un nuovo personaggio alla Sabata, spendibile però anche sul suolo americano. Da lì forse la rinuncia ai gadget alla 007 e il guardare più allo stile dei detective privati che andavano di moda all'epoca, anche per un certo tipo d'ironia disincanta e un certo tono antieroico. Alla fine di tutto, in quanto indiano, Capitan Apache resta persino fregato dai politici a cui ha appena salvato la vita. Questo crea però qualche squilibrio nella caratterizzazione del personaggio, dato che in alcune scene sembra il tipico superuomo ammazzatutti degli "spaghetti", mentre in altre sembra in balia degli eventi e le prende da tutti come un Marlowe qualsiasi.

Nonostante un parrucchino e una giacca di pelle deliranti, Lee Van Cleef come indiano sarebbe anche abbastanza attendibile e continua ad avere un grande carisma nelle sequenze serie e violente. Convince invece molto meno quando tenta un registro più leggero e ironico. Non era tanto questione di doti interpretative, che non gli mancavano, semplicemente non aveva il physique du rôle per fare lo spiritoso. Buon per lui e per gli spettatori maschi che grazie agli inserti da commedia almeno finisce a letto con una burrosa Carroll Baker. Altra notevolissima presenza femminile nel cast è Elisa Montés, nei panni di una consolabilissima e caliente vedovella.



In definitiva una pellicola non molto sensata e probabilmente trascurabile, ma in fin dei conti piuttosto divertente. Comunque molto superiore all'infima media dei western comicaroli italiani che in quel periodo andavano per la maggiore e che avrebbero ammazzato il genere nel giro di un paio d'anni. 

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