venerdì 14 febbraio 2014
Blackthorn
2011 BLACKTHORN
di Mateo Gil, con Sam Shepard, Eduardo Noriega, Stephen Rea, Magaly Solier, Padraic Delaney, Fernando Gamarra, Maria Luque, Dominique McElligott, Cristian Mercado, Nikolaj Coster-Waldau
Bolivia, 1927: Butch Cassidy (che ora si fa chiamare James Blackthorn) parte per l'ultimo viaggio verso casa, in un'avventura che lo allinea con un giovane rapinatore e rende il duo l'obiettivo per bande di malviventi e uomini di legge.
Interessante, ma non del tutto riuscito, tentativo di western spagnolo aggiornato al nuovo millennio.
Niente a che vedere con i pauperistici chorizo-western degli anni sessanta-settanta, comunque, tant’è vero che il film è stato pluricandidato ai Premi Goya (aggiudicandosi quelli per fotografia, scenografia, produzione e costumi).
Il regista, Mateo Gil, sceneggiatore di quasi tutti i film di Alejandro Amenábar, dimostra di possedere senza dubbio delle buone capacità tecniche e uno stile visivo molto moderno, ma purtroppo il suo film difetta un po’ di anima, persa tra le carrellate della macchina da presa e i paesaggi mozzafiato, e finisce per essere scandito da un ritmo troppo piatto e televisivo.
Peccato, perché sulla carta il film era invece molto interessante, dato che racconta nientemeno che le vicende di Butch Cassidy, sopravvissuto – secondo tesi peraltro attualmente abbastanza accreditate – alla sparatoria di San Vicente e ritiratosi ad allevare cavalli, vent’anni anni dopo le avventure narrate nella celebre pellicola di George Roy Hill. Ormai vecchio e stanco Butch decide di ritornare negli Stati Uniti per trovare il proprio nipote, figlio di Sundance Kid ed Etta Place (ma forse in realtà figlio suo).
Il film va avanti così, a ritmo piuttosto indugiante e indolente e seguendo una linea narrativa divagante e poco precisa, tra il viaggio nella Bolivia del 1927 e i flashback nel vecchio West.
C’è da dire che lo stupendo paesaggio boliviano, con le sue spettacolari montagne e gli infiniti deserti di sale, funziona benissimo per dare l’idea del West, anche se l’insistenza con cui il regista lo riprende alla fine diventa stucchevole.
Sam Shepard è molto bravo nella parte del vecchio pistolero, ma essendo sempre stato un caratterista più che un primattore non riesce a tenere su il film tutto da solo, come avrebbero potuto fare Newman o Redford.
Gli attori che lo affiancano, a parte Stephen Rea, sono tutti abbastanza inadeguati, a partire da Eduardo Noriega (una specie di tremendo Scamarcio spagnolo).
Nonostante il rammarico per quel che avrebbero saputo fare autori più dotati con materiale simile merita comunque una visione, se non altro per la serietà e la professionalità con cui è condotta in porto l'operazione, tanto più ammirevoli visto che sono applicate a un genere oggi desueto e fuori moda e davvero invidiabili se paragonate alla sconfortante situazione della cinematografia italica.
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