mercoledì 10 dicembre 2014

La banda di Jesse James



1972 LA BANDA DI JESSE JAMES (The Great Northfield Minnesota Raid)
di Philip Kaufman con Cliff Robertson, Robert Duvall, Luke Askew, R.G. Armstrong, Dana Elcar, Donald Moffat, John Pearce, Matt Clark, Wayne Sutherlin, Robert H. Harris, Elisha Cook Jr.

E chi se lo ricorda più Philip Kaufman? Del resto è solo una delle tante personalità dimenticate - appunto - del cinema americano pre-anni 80. Svantaggiato in particolare dal non aver mai legato, da regista, il suo nome ad un film realmente famoso, ma tutt'al più a qualche cult movie piuttosto di nicchia. C'è il rischio che il suo film più noto sia oggi uno dei suoi peggiori, "Sol levante", mentre è quasi una certezza che l'ormai brevissima memoria degli appassionati di cinema odierni leghi il suo nome più al primo film di Indiana Jones, di cui fu sceneggiatore, che alla sua carriera di regista. Che pure per vent'anni fu interessante e notevole. C'è da dire che anche lui ci ha messo del suo per farsi dimenticare, dirigendo titoli indifendibili come "Henry e June", il già citato "Sol levante" (che a dire il vero ha una prima parte molto interessante, prima di svaccare indecorosamente) o, quasi peggio, pellicole assolutamente anonime come "La tela dell'assassino".

Ma le prime due decadi di carriera furono ben altra storia. Dai due film indipendenti degli anni 60 influenzati dalle sperimentazioni della nouvelle vague Goldstein e Fearless Frank (esordio al cinema di Jon Voigt), alle cinque pellicole decisamente "New Hollywood" dirette tra il  '72 e '83: La banda di Jesse James oggetto di questo post, lo sfortunato apologo polare e satirico The White Dawn, il sottovalutato remake (che in realtà racconta tutta un'altra storia) de "L'invasione degli ultracorpi" Terrore dallo spazio profondo, il sovreccitato action teppistico The Wanderers e la bellissima elegia dei collaudatori di aerei Uomini veri.

Nel 1978 doveva dirigere anche Il texano dagli occhi di ghiaccio con Clint Eastwood, ma venne licenziato e sostituito dopo due settimane dall'ingombrante attore/regista. Se l'idea di Kaufman era di girare qualcosa di simile al suo western precedente, non viene difficile immaginare i motivi dello scontro tra i due autori.



Tra i tanti e forse troppi film dedicati al discutibile mito di Jesse James e della sua banda, La banda di Jesse James / The Great Northfield Minnesota Raid ne propone indiscutibilmente la versione più eccentrica. A cominciare dalla scelta di mettere al centro del film non i due fratelli James, ridotti praticamente a comprimari, ma piuttosto i loro complici, in particolare il Cole Younger interpretato da un intenso Cliff Robertson. Originale anche l'idea di concentrare la narrazione solo sulla disastrosa rapina alla banca di Northfield, che mise fine alle attività criminali della banda. Seguiamo quindi lo svagato viaggio della banda verso la cittadina, la loro permanenza e infiltrazione tra la popolazione, le allucinate sequenze della rapina e della fuga.

Kaufman sceglie un taglio grottesco e impressionista, ancora debitore del cinema francese, destrutturando il racconto con uno stile divagante e libero, che narrativamente preferisce i tempi morti e sembra procedere per libere associazioni, variando continuamente tono e atmosfere. Si passa ad esempio dai titoli di testa, che raccontano l'epopea dei James con la tecnica e la retorica roboante dei film classici, alla prima vera sequenza del film, in cui i due James discutono mentre cagano in una latrina, pulendosi il culo con i giornali che parlano di loro. Ma il film non procede per accostamenti sempre così didascalici, è anzi pieno di visioni e simboli misteriosi (Younger che continua a sognare degli enigmatici visi femminili), schegge improvvise di poesia (una prostituta che canta in un bordello una triste nenia slava), atmosfere surreali (il clima onirico nel bordello o in casa di una vecchietta in cui trova rifugio la banda) e trovate stranianti in un contesto western (come una rissosa partita di baseball agli albori). Sì passa dal comico al tragico anche all'interno della stessa sequenza, come quando dopo la rapina dei probi cittadini in cerca di giustizia impiccano quattro poveracci a caso sorpresi in un bordello.



Di grande effetto le esplosioni di violenza, debitrici tanto della secca durezza di un Arthur Penn quanto della caoticità di un Peckinpah (da notare che ben quattro attori del cast - Luke Askew, Matt Clark, Elisha Cook Jr., R. G. Armstrong - li si ritroverà l'anno dopo in Pat Garrett e Billy The Kid). Il pezzo di maggior effetto è ovviamente quello caotico, buffo e sanguinoso della rapina, ma lasciano il segno anche la strage iniziale davanti ad un bordello e la fulminea sequenza della cattura dei protagonisti.

Notevole l'intuizione di visualizzare la cittadina di Northfield come un simbolo di quel sviluppo meccanico e borghese che preannunciava la modernità e il grigiore del 900, in netto contrasto con il sud arcaico e contadino da cui proviene la banda dei James, dove ancora si aggirano streghe e gli uomini danno retta alle superstizioni: non a caso il Jesse James interpretato da un invasato Robert Duvall ha molto dei predicatori visionari (e cialtroni). Genialoide in particolare l'uso di un organetto a vapore, che casualmente durante la rapina diventa un precursore degli allarmi elettronici moderni. Il film destabilizza infatti anche da un punto di vista sonoro con una colonna sonora che mette insieme tradizione americana e europea, suggestioni psichedeliche e sonorità a tratti più da poliziesco moderno che da western.

Anche la recitazione è sovraccarica e sempre al limite, ma affidata ad un cast stratosferico, tanto per quanto riguarda gli attori di primo piano (ma è davero esistito un tempo in cui attori come Robertson e Duvall erano considerati di richiamo?) che le facce secondarie, una valanga di faccioni appartenenti ai migliori caratteristi di quegli anni.



Descritta l'originalità dell'approccio di Kaufman alla materia narrativa, va comunque sottolineato che l'atmosfera del film vuole e riesce a restare comunque all'interno del genere. Pur concedendo molto poco alle aspettative del pubblico è lo stesso un film che costruisce una sua stramba spettacolarità. Quella di un'opera che usa la ricerca di una messa in scena realistica per trovare la deformazione satirica, riuscendo a evocare  quelle atmosfere sature, vivide e allusive, che solo certo cinema americano degli anni 70 sembra aver avuto il potere di mettere su pellicola con tanta intensità.

2 commenti:

  1. Non conosco questi film , pochissimo noti e veramente introvabili , però sono contento che il tuo blog abbia ripreso a funzionare . E' sempre un piacere leggere i tuoi commenti sul cinema western...
    Un saluto.

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  2. perfetto, questo mi mancava, mi hai incuriosito molto, grazie come al solito... mi unisco al gaudio di daniele64 quassù per il tuo ritorno nel blog :-)

    (a ben guardare anche I CAVALIERI DALLE LUNGHE OMBRE di Hill metteva un po' in disparte i fratelli James per focalizzare l'attenzione sui comprimari, ma dalla tua rece mi par di capire che Kaufman esaspera ulteriormente la prospettiva)

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