martedì 22 maggio 2012
i film 29 - Matalo!
1970 MATALO!
di Cesare Canevari, con Lou Castel, Corrado Pani, Antonio Salines, Luis Dávila, Claudia Gravy, Ana Maria Noe, Ana Maria Mendoza, Mirella Pamphili
Lo spaghetti-western più sperimentale e surrealista che sia mai stato girato, oltre che probabilmente quello con meno dialoghi in assoluto, visto che a parte qualche parola fuori campo le battute si contano sulle dita di una mano.
La trama è nient'altro che un pretesto e il film è interamente costruito sullo stile e la parte visiva, sottolineata da una dissonante colonna sonora di rock psichedelico.
Impossibile rendere conto di tutti i virtuosismi della regia e delle prodezze della macchina da presa (ben quattro gli operatori accreditati), tra i quali citiamo almeno l’inizio musicale di dieci minuti con l’arrivo dei banditi e Corrado Pani fuori fuoco e con il cappio al collo; il dolly che segue il lancio del boomerang salendo sopra i tetti per poi abbattersi in primo piano in faccia ad Antonio Salines; la sparatoria finale con la cinepresa che lascia fuori campo i protagonisti che vengono uccisi (inquadrati solo nel piano sequenza finale); l’immagine che oscilla al suono delle campane; le lunghe scene girate interamente con la camera a mano.
Grande ruolo nella riuscita dell’opera hanno anche il montaggio, onirico ed elittico, e la fotografia, oscillante in singolare contrasto tra i toni accesi del deserto e il buio della città fantasma.
Il regista Cesare Canevari (autore di un solo altro western, molto più convenzionale e molto meno riuscito, Per un dollaro a Tucson si muore) spinge notevolmente sui pedali della violenza e del sadismo, ma stranamente non su quello dell’erotismo (nonostante sia principalmente conosciuto per film erotici come Io, Emmanuele, La principessa nuda e L’ultima orgia del Terzo Reich), malgrado un paio di attrici che si presterebbero bene (in particolare Claudia Gravy, che si aggira per tutto il film con un succinto e incredibile abitino anni sessanta).
Del tutto atipico e singolare anche l’aspetto thriller, con giochi di ombre e occhi dilatati che spiano nel buio come nei film di Dario Argento.
Gli interpreti sono tutti perennemente sopra le righe, tranne un impassibile Lou Castel armato di boomerang, attore dotato di poca espressività ma che sullo schermo funzionava benissimo.
Oltre che il maggior pregio del film la sua eccentricità ne costituisce anche il limite, con una parte centrale troppo ridondante, alcuni personaggi non adeguatamente approfonditi (la bionda di Ana Maria Noe, ad esempio) ed alcuni momenti, come la tortura di Castel, eccessivamente lunghi e monocordi, in cui il film arranca e soffre un po’ per mancanza di ritmo.
Pur con questi suoi limiti il film rimane comunque fondamentale testimonianza della libertà creativa possibile in Italia negli anni settanta all’interno di un genere commerciale come il western.
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Very strange movie in my opinion. The music is very psychedelic which is a strong input but is not enough. I noticed that it is an remake, I've seen it too recently but none are in my preferences.
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Pedro Pereira
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