1967 LA LUNGA NOTTE DI TOMBSTONE (Crónica de un atraco)
di Jaime Jesús Balcázar con Tomas Milian, Claudio Camaso, Fernando Sancho, Anita Ekberg, Hugo Blanco
Il western di ambientazione moderna è una variante del genere abbastanza prolifica nel cinema americano, con all'attivo parecchi titoli memorabili. Invece nell'ambito dei western spaghetti l'idea di un film ambientato ai giorni nostri non è stata praticamente mai sfruttata. Facile capirne il motivo: per un film di ambientazione moderna tanto valeva ambientare i film direttamente in Italia o Spagna e risparmiarsi la fatica di scenografie finto americane. Probabile unica eccezione che conferma la regola questo film di Balcázar, "spaghetti" moderno con per altro tre attori simbolo del genere. Due di loro, Sancho e Camaso, in quello stesso anno si erano già visti insieme in due memorabili titoli come Per 100.000 dollari ti ammazzo e 10.000 dollari per un massacro. Vista anche qualche similitudine nel disegno dei personaggi, si può azzardare che questo film di Balcázar fosse un ulteriore capitolo di un unico pacchetto produttivo di film. Beninteso che questo è al massimo un gradevole film di serie B, nulla a che vedere con quei gioielli.
La trama segue uno dei canovacci classici del cinema gangster, con una banda di rapinatori che per una notte sequestra un'intera comunità; quella di un minuscuolo paesino senza nome, la Tombstone del titolo è il solito vaneggiamento dei distributori italiani. Però più che ai classici del cinema criminale, gli autori si rifanno piuttosto ai film con capelloni teppisti che all'epoca furoreggiavano nel cinema americano di serie C e Z. Infatti i criminali sembrano usciti da "Gioventù bruciata" e nella messa in scena si abbonda in tutto ciò che allora faceva "giovane e trasgressivo". Quindi giù di colori pop, atmosfere lounge e musica beat. Vien così a mancare un elemento sempre presente nei western moderni americani: l'atmosfera crepuscolare. Insomma, niente tristi cowboy sul viale del tramonto e nostalgie per uno stile di vita che si stava spegnendo, ma ruspanti giovinastri con pettinature alla Mick Jagger e molta curiosità per uno stile di vita che stava esplodendo.
Il film è più spagnolo che italiano, quindi senza quella marcia in più del nostro cinema d'allora (sigh!). La confezione è infatti solida, ma tira un'aria un po' anonima da telefilm americano, solo con un bel po' di violenza in più (anche se comunque ben al di sotto degli standard "spaghetti"). D'altra parte le ambizioni sono un po' da film psicologico, con un tormentato rapporto tra padre e figlio (Sancho e Milian) dai prevedibili esiti tragici.
Quel che illumina davvero il film e lo rende diverso dai modelli americani a cui si ispira è l'affascinate e magnetico trio di attori protagonisti. Un ombroso Tomas Milian è Chino, indolente e taciturno mariachi un po' hippie, tutto vestito di jeans, sigaretta sempre in bocca e bottiglia di tequila al fianco. Suo padre è un Fernando Sancho insolitamente contenuto (relativamente ai suoi soliti modi), anche perché per una volta non fa il cattivo, ma il criminale di mezza tacca che vorrebbe andare in pensione. Cattivissimo, pur con qualche sfumatura, invece il personaggio interpretato dal povero e sfortunato Claudio Camaso/Volonté, chissà cosa avrebbe potuto fare non fosse stato schiacciato dall'inevitabile confronto con il fratello, continuamente rammentato dalla somiglianza fisica e nelle espressioni. C'è anche Anita Ekberg, che fa la bella statua decorativa.
Più dalle parti de "Il selvaggio" con Marlon Brando che di un vero e proprio western e nulla a che vedere con il futuro poliziottesco italiano.
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RispondiEliminaCiau!
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Pedro Pereira
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