giovedì 6 febbraio 2014

Tombstone



1993 TOMBSTONE
di George Pan Cosmatos. Con Kurt Russell, Val Kilmer, Sam Elliott, Bill Paxton, Powers Boothe, Michael Biehn, Charlton Heston, Jason Priestley, Jon Tenney, Stephen Lang, Thomas Haden Church, Dana Delany, Paula Malcomson, Lisa Collins, Joanna Pacula, Harry Carey Jr, Billy Bob Thornton, Billy Zane, Terry O'Quinn, Frank Stallone, Pedro Armendáriz Jr, Robert Mitchum (narratore)

Uno dei western con cui Hollywood pensò bene di affossare nuovamente il genere, dopo che per un po' era rinato a nuovo interesse grazie al successo di film come "Balla coi lupi", "Gli spietati", "L'ultimo dei Moichani" e "Geronimo" (quest'ultimo più apprezzato dalla critica che non dal pubblico). Nato per far concorrenza a "Wyatt Earp" con Kevin Costner e riuscendo nell'intento, visto che "Tombtone" fu un discreto successo in America, mentre "Wyatt Earp" un flop micidiale.

Ha quasi dell'incredibile l'imegno che gli autori sembrabo averci messo per confermare i peggiori luoghi comuni sul genere, girando un film lento, anacronistico, polveroso, retorico, pomposo. Regia e fotografia tentano di essere classicamente anonime, ma non azzeccano quasi mai le giuste atmosfere. Più che i classici anni 40 e 50 il modello vero sembrano i film tutto eroismo e epica del De Mille degli anni 30, ma senza possederne l'ingenua grazia e l'eleganza spettacolare. Ma l'elefantiaco Cosmatos ("Rambo 2 - La vendetta" e "Cobra" i gioielli non troppo preziosi della sua filmografia) non doveva avere le idee molto chiare su dove andare a parare stilisticamente, perché nel film c'è dentro di tutto: l'inizio è "spaghetti", la sfida all'OK Corrall realistica e crepuscolare, il disegno dei personaggi melodrammatico. E che dire del finale romantico? Una roba non solo per nulla western, ma che metterebbe in imbarazzo anche in una trasposizione di un romanzo di Nicholas Sparks.

Detto ciò, il tempo è il solito galantuomo, perché rivedendolo dopo tanti anni l'irritazione che il film poteva provocare all'epoca si può anche tramutare in spassoso compatimento. Diciamo che il filmastro di Cosmatos nella sua balordaggine è quasi divertente. E che, sia pure in modo sgangherato e grossolano, almeno trasmette un vero affetto per il genere. Probabilmente per questo gode di un ottimo culto in America.
Certo, poi mette tristezza vederlo a volte citato addirittura tra i migliori western di ogni tempo.



Altro probabile motivo per cui il film oltreoceano è un cult è l'infinita - al limite del surreale - parata di facce più o meno note del cast. Un cast ad altissimo tasso di carisma, bisogna ammettere.
Nonostante dei ridicoli baffoni appiccicati in faccia, se la cavano i due attori protagonisti. Kurt Russell come Wyatt Earp gioca facile nella parte del duro incorruttibile tutto digrignamento di denti e occhiatacce torve. Val Kilmer nella parte del tubercolotico Doc ha in mano il personaggio migliore del film e riconferma la sua predilezione per i ruoli da sfasciato. Il vero baffuto Sam Elliott e Bill Paxton come coprotagonisti gli reggono il gioco. Il reparto cattivi può contare sulla facce da duri di gente come Powers Boothe, Michael Biehn (l'eore maschile del primo "Terminator") e Stephen Lang (il marine cattivo di "Avatar"). E poi ci sono i camei di Charlton Heston (il ranchero), Harry Carey Jr. (il vecchio sceriffo), dei divetti Billy Zane e Jason Priestley (quello di "Beverly Hills", che qui interpreta un personaggio assurdo, che di fatto ad un certo punto viene dimenticato dalla sceneggiatura), della bella Joanna Pacula come volto più noto del reparto femminile. Non basta? Nel film ci sono pure il fratello di Sylvester Stallone (Frank), un figlio di Robert Mitchium (Christopher), il futuro pelatone di "Lost" Terry O'Quinn, un discendente del vero Earp (tal Wyatt Earp III) e un assolutamente irriconoscibile Billy Bob Thorton, con almeno trenta chili in più di come siamo abituati a conoscerlo. E per finire la voce narrante in originale era di Robert Mitchum, in Italia quella non meno rappresentativa di Ferruccio Amendola.

Più amabile del rivale "Wyatt Earp" con Costner, anche se in fin dei conti è il corrispettivo cinematogtrafico del Wild West di Buffalo Bill: una parata circense che glorifica un passato facendone l'involontaria parodia.

5 commenti:

  1. Tombstone è come Gli Intoccabili. Un film dove tutto è caricato all'inverosimile: la caratterizzazione dei personaggi, la recitazione degli attori, le citazioni da Leone a Peckinpah, la messa in scena ricca e curata (fotografia infuocata, arredamenti d'epoca storicamente precisi, completi neri, pistole scintillanti...) e perfino i sentimenti, in primis l'amicizia virile. In quest'ottica anche i dialoghi da duri e dannati e il finale mieloso-disneyano (che, in ogni caso, narra ciò che realmente accadde) trovano il loro perché. Già, perché se sei scettico, tutto appare finto e stucchevole, ma se sei disposto a crederci, allora diventa il film che ti fa amare il western.
    Come disse Umberto Eco: "Quando tutti gli stereotipi irrompono senza decenza, raggiungono profondità omeriche: due cliché fanno ridere, cento commuovono".
    Val Kilmer, nel suo ruolo più istrionico (altro che Jim Morrison) è straordinario, e c'è ancora chi invoca l'oscar riparatore come best supporting actor, ma il meno appariscente Kurt Russell non gli è da meno, e con una recitazione asciutta e classica ci regala il miglior Earp di sempre: potente e terribile (Clint Eastwood in confronto è un ricchione) ma con una vena di sottile umanità.
    Menzione speciale per la soundtrack di Bruce Broughton (già nominato all'oscar per Silverado) che vorrei suonata al mio fuenrale.
    Ad oggi Tombstone è il film che mi ha avvicinato al western ed una delle mie pellicole preferite del genere (insieme al Mucchio Selvaggio e al già citato Silverado). Mi ha perfino fatto sembrare figo morire di tubercolosi (roba che neanche Lady Oscar...)
    Ti voglio bene, Tombstone...
    PS
    Tommaso, rattristati pure.

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  2. Due parole di replica solo sul paragone con "Gli intoccabili". Che mi stuzzica, ma che per me ha senso solo confrontando l'aria demodé e romantica che in effetti contraddistingue entrambi i film.

    Non vedo però come la regia pachidermica e convenzionale di Cosmatos possa essere paragonata al manierismo scatenato e funambolico di De Palma o come la sceneggiatura di ferro di Mamet, un autentico meccanismo ad orologieria, possa essere equiparata a quella sfilacciata e incerta di "Tombstone", che ha più buchi di un colabrodo.
    Inoltre gran parte del fascino del film di De Palma proviene dal contrasto tra il suo romaticismo e le scene violentissime e sanguinose di cui è costellato, un contrasto che crea un'atmosfrea operistica e satura. Nonostante il gran sparare e i numerosi ammazzamenti il film di Cosmatos mi pare di ricordarlo invece abbastanza innocuo.

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  3. Ecco, io credo che il motivo principale per cui Tombstone viene snobbato, è proprio il fatto che Cosmatos abbia il "peccato originale" di aver diretto Rambo 2 e cobra, film quintessenza del machismo reaganiano, e quindi in cima alla lista nera della critica radical-chic. Eppure non lo trovo un mestierante più anonimo, per esempio, di un John Sturges.
    In ogni caso, per tua informazione, il film fu diretto inizialmente dallo sceneggiatore Kevin Jarre (nomination all'oscar per Glory), il quale se ne andò in seguito al rifiuto di accorciare la sua monumentale sceneggiatura (altro che sfilacciata, è praticamente un bignami!). Il film fu poi completato solo nominalmente da Cosmatos, il quale in realtà seguì le istruzioni di Kurt Russell. E, per essere alla sua prima regia, Kurt se l'è cavata egregiamente (fa dirigere un film del genere a Nanni Moretti o a Sorrentino, poi ne riparliamo...;) ).
    Le scene d'azione te le ricordi innocue? Il montatore Frank J. Urioste (Robocop, Die Hard, The Hitcher, Atto di Forza) considera la sparatoria all'O.K. Corral il miglior lavoro della sua carriera. E mi scuserai se mi fido più di lui che di te...

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  4. Ok. Però lasciamo perdere i toni polemici, per favore. Si discute, nessuno vuole insegnare niente a nessuno e ognuno resta della sua opionione.

    Quella di Kurt Russell regista occulto del film non la sapevo. Ricordo un'intervista all'epoca in cui Cosmatos parlava con entusiasmo del "suo" western, se poi non c'ha messo niente di suo manco in questo (visto che già "Rambo 2" e "Cobra" erano palesemente più roba di Stallone che sua) si riconferma un regista quanto meno impersonale.
    Chiunque sia l'autore resto dell'idea della poca riuscita del tutto.

    Kevin Jarre nel genere ha fatto ben di meglio sceneggiando "The Tracker" con Kristofferson: http://filmwestern.blogspot.com/2014/12/the-tracker-dead-or-alive-ricercato.html

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  5. Scusa se ti sembro polemico, ma non tutto è soggettivo, nemmeno nell'arte.
    Ci sono questioni in cui uno può dire una cosa, uno un'altra, ed entrambi possono avere la loro parte di ragione. Ce ne sono però altre nelle quali entra in gioco una realtà oggettiva che non si può ignorare.

    A) “Una roba non solo per nulla western, ma che metterebbe in imbarazzo anche in una trasposizione di un romanzo di Nicholas Sparks”. Che dire allora di Sfida Infernale?
    Doc che muore al Corral, quando invece è assodato che se la cavò con un graffio? Wyatt che flirta con la maestrina contemplando il panorama invece di spassarsela al saloon?
    Se queste romanticherie se le fosse concesse Cosmatos apriti cielo, ma se lo fa John Ford, allora è un capolavoro a prescindere...

    B) "Tombstone fu un discreto successo in America”. Molto di più: 56 milioni di dollari d'incasso a fronte dei 25 spesi. Un successone, considerando che negli ultimi 30 anni il western è un genere abbinato al flop.

    C) Negli ultimi anni ci sono stati vari western di buona fattura (Appaloosa, Quel treno per Yuma ecc.), ma si tratta sempre di storie crude, malinconiche e pessimiste. Tombstone, Silverado e Carabina Quigley sono gli unici western del nostro tempo che ottengono l'effetto dei classici del passato, ovvero entusiasmare, commuovere, divertire, e far fare il tifo per i buoni.
    E questo perché temi cardine del genere (l'amicizia virile, la lotta dei buoni per la pace e il progresso...), che nei classici vengono lasciati tra le righe, qui vengono messi al centro dell'attenzione ed esaltati ai massimi livelli. Sarà un film smielato, ma di quello smielato che ti inchioda alla poltrona e ti fa gridare “Yyyy-haaa”.

    D) “Uno dei western con cui Hollywood pensò bene di affossare nuovamente il genere”. Certo, come no, verità sacrosanta. In quest'epoca dove anche il più costoso kolossal hollywoodiano viene dimenticato nel giro di un paio d'anni, trovami tu un altro western che non solo incassa più di quanto è costato, ma che dopo vent'anni gode ancora di un fervido culto e ispira addirittura delle t-shirt!
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    Fossero tutti così i film che ammazzano il loro genere, non sarebbero passati di moda nemmeno i trash di Nando Cicero...

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