giovedì 8 marzo 2012

i film 18 - Furia selvaggia

1958 FURIA SELVAGGIA (The Left-Handed Gun) di Arthur Penn, con Paul Newman, Lita Milan, John Dehner, Hurd Hatfield, James Congdon, James Best, Colin Keith-Johnston



Dopo quella del 1973 la migliore trasposizione cinematografica delle imprese criminali di Billy The Kid, a cui peraltro Sam Peckinpah – che del film era grandissimo ammiratore – si ispirò moltissimo, citando letteralmente, quasi sequenza per sequenza, le scene della cattura di Billy e della sua sanguinosa evasione dal carcere di Lincoln, e omaggiando la pellicola in mille altri particolari (dalla città in stile messicano Madero/Fort Sumner alla famiglia di messicani incontrata nella fuga verso il Messico, dal successivo ritorno in paese all’uccisione/suicidio da parte di Pat Garrett).
Al di là degli aspetti psicoanalitici, per i quali è famoso, probabilmente provenienti dal lavoro radiofonico del grande scrittore Gore Vidal da cui è tratto, che forse hanno il limite di rendere il protagonista troppo vicino ai rebels without a cause degli anni cinquanta alla James Dean (a cui la pellicola era inizialmente destinata), è interessante analizzare il film sotto il profilo strettamente western: Arthur Penn, qui al suo fenomenale esordio, sembra muoversi – come anche nei suoi due western successivi, Piccolo Grande Uomo e Missouri – completamente al di fuori dalle regole del genere, che invece utilizza per parlare di tutt’altro e per fare quel cinema di contestazione (contro la sacra trimurti Dio, Patria e Famiglia) che poi svilupperà appieno negli anni successivi.



Comunque la si guardi si tratta di una pellicola avanti anni luce rispetto ai western del periodo, sia a livello contenutistico, per la messa in scena assolutamente realistica e antiretorica (fulminante l’inizio del film, con il pacifico allevatore ucciso dal rispettabile sceriffo), che stilistico (con una rappresentazione già molto accentuata della violenza, che successivamente con Gansgster Story Penn spingerà ben oltre quella allora mostrabile al cinema).
Newman, immenso, arricchisce il personaggio di personali sfumature e sfaccettature, dando corpo a un Billy The Kid fragile e tormentato, tenero e sanguinario, ossessionato da pulsioni autodistruttive e forse sotterraneamente omosessuali.

Mauro Mihich

1 commento:

  1. Immenso regista Penn, autore oltre che di noti capolavori anche di gioielli totalmente dimenticati come "Mickey One", "Gli amici di Giorgia" e "Non si scherza con la morte".

    "Furia selvaggia" è uno splendido film e lo sarebbe stato ancora di più se lo avesse potuto montare Penn, che voleva farne un'opera visionaria e barocca. Purtroppo il film gli fu strappato di mano dai produttori che imposero un montaggio più classico e normale e fecero numerosi tagli, tra cui molte scene che rendevano esplicita l'ambiguità sessuale di Billy e il suo rapporto morboso con la madre adottiva messicana.

    Particolarmente dolorosa la modifica del finale: il film doveva concludersi con l'immagine misteriosa e inquietante di decine di donne nerovestite che andavano a mettere dei ceri attorno al cadavere di Billy. Purtoppo i produttori fecero girare da un altro regista l'insulsa inquadratura di Garrett che si allontanava con la moglie... immagine che infatti mi è sempre sembrata assurda e incongrua anche prima di sapere che non era di Penn (anche perché in questo film Garrett è un personaggio assolutamente secondario).

    Nonostante questo resta senza dubbio un grandissimo film, che tra l'altro fece imbufalire mezzi westerner dell'epoca: per Hawks era inconcepibile mettere al centro di un film una mente bacata come quella del Billy di Newman! In effetti la novità sta proprio nel far vivere quasi in soggettiva allo spettatore gli squilibri psichici di Billy. Non è la storia che delinea i personaggi, come era la regola ferrea nei classici di Hollywood, ma sono gli enigmatici umori del protagonista che dettano le atmosfere della pellicola. Ed essendo appunto Billy uno squlibrato, il film è imprevedibile quanto il suo protagonista.

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