1967 EL DESPERADO
di Franco Rossetti con Andrea Giordana, Rosemary Dexter, Piero Lulli, John Bartha, Franco Giornelli.
Una delle tante piccole gemme misconosciute del western italiano, unica regia nel genere di Franco Rossetti. Chiaramente debitore degli spaghetti corbucciani - del resto Rossetti, in veste di sceneggiatore, aveva collaborato col maestro romano in Django e Johnny Oro - nel dipingere un West lutulento e decadente, abitato da uomini uno piú infido e crudele dell'altro che si scontrano in scene ad alto tasso di violenza, ha il suo punto di forza nel protagonista, antieroe fallibile e contraddittorio incapace di scegliere fra due modelli di vita antitetici: parte da carogna, si trasforma in angelo vendicatore per poi ritrovarsi nel bel finale all'ennesimo bivio che non si sente di affrontare. Ben diretto e fotografato, con un cast all'altezza: bravo Giordana, ma il migliore è Franco Giornelli nella parte del drogatissimo capobanda. Da qualche tempo a questa parte Tarantino lo indica come il suo spaghetti preferito: per me meriterebbe se non altro di essere riscoperto.
Paolo D'Andrea
Credo sia il western piú fangoso che mi sia mai capitato di vedere. A un certo punto il protagonista, un efficacissimo Andrea Giordana, ne è completamente ricoperto; la stessa sorte tocca nel finale al cattivone Franco Giornelli. Franco Rossetti, al suo primo e purtroppo ultimo western, è stato lo sceneggiatore di Django e si vede: la sua immagine del West nera e barocca, popolata di città fantasma e percorsa da epidemie di colera, è piuttosto simile a quella del film di Corbucci, come pure il sadismo di molte situazioni e il disegno del personaggio di Giordana, sorta di pistolero totalmente amorale che nel corso del film prende lentamente coscienza di sé, ritrovandosi lacerato e tormentato (esemplare il finale, anche questo molto alla Corbucci, in cui molla la ragazza innamorata di lui per seguire la sua indole nomade). Peccato per una sceneggiatura non sempre ben equilibrata e sufficientemente bilanciata in tutte le sue parti. Ottime sia la musica di Gianni Ferrio che la fotografia di Angelo Filippini. Nota d’obbligo per Rosemary Dexter, mai più bella come in questo film.
Mauro Mihich
Girato in tutta evidenza con due soldi e in paesaggi laziali, ma pieno di idee e invenzioni registiche. E' purtroppo l'unico spaghetti da regista dello sceneggiatore di Django e lo si nota da numerose analogie con la celebre pellicola di Corbucci. Alcune caratteristiche di "Django" sono ribaltate, a cominciare dal look del protagonista che indossa una divisa sudista invece che nordista, ma anche da come il pessimismo apocalittico di Corbucci è corretto da un umanesimo di fondo e dalle possibilità di riscatto concessa al protagonista. Analoga l'atmosfera fangosa e rarefatta che si respira in entrambi in film, ma il tono quasi horror di "Django" si stempera in un clima di fiaba invernale, anche se ovviamente non mancano la violenza e il sadismo in dosi da cavallo. Notevole le musiche a tratti quasi felliniane. Andrea Giordana girerà solo due altri spaghetti il noto Quella sporca storia nel west e il misconosciuto Quanto costa morire. Un vero spreco, perché era un bel tenebroso fisicamente perfetto per il genere.
Tommaso Sega
Davvero un ottimo film, con l'unica pecca di una sceneggiatura a tratti non all'altezza. Incredibile quanti western di qualità e spessore venivano girati, in condizioni spesso improvvisate e nella totale indifferenza critica, in Italia negli anni sessanta...
RispondiElimina