giovedì 4 dicembre 2014

Harry Tracy, un fuorilegge speciale



1982 HARRY TRACY, UN FUORILEGGE SPECIALE (Harry Tracy / Harry Tracy Desperado / Harry Tracy: The Last of the Wild Bunch)
di William A. Graham. Con Bruce Dern) di William A. Graham. Con Bruce Dern, Helen Shaver, Michael C. Gwynne, Gordon Lightfoot, Jacques Hubert

Un altro interessante western crepuscolare del 1982 da riscoprire. Anche questa una produzione canadese, che deve avere avuto qualche problema di distribuzione a giudicare dai molteplici titoli. Racconta con molte licenze gli ultimi anni di vita, dal dicembre del 1889 all'estate del 1902, di Harry Tracy, celebre fuorilegge che pare avesse fatto parte del mucchio selvaggio di Butch Cassidy e che divenne famoso per le sue evasioni e le sue fughe attraverso il nord-ovest americano. Il Tracy originale non assomigliava per nulla a Bruce Dern e pare fosse un sanguinario bestione che nulla aveva a che vedere con la versione romantica di questa pellicola.



Il film infatti tenta di riproporre la formula che tredici anni prima aveva fatto la fortuna di "Butch Cassidy", con quel suo mix di commedia, romanticismo e squarci di violenza. Ma il pur grandissimo Bruce Dern non ha certo il fascino di Paul Newman o Robert Redford e i tempi erano irrimediabilmente cambiati. Se vogliamo, questa pellicola è un ulteriore esempio di come il genere avesse imboccato una strada revisionista che ne aveva irrimediabilmente spostato i confini etici ed estetici. Anche in questo caso abbiamo un west paradossalmente trasfigurato dal realismo dei costumi e delle scenografie, e un protagonista totalmente antieroico, non particolarmente simpatico né particolarmente intelligente, che significativamente fa la sua prima comparsa mentre fugge nella neve in mutandoni. Un comune delinquente, comunque migliore della grigia e deprimente società che lo circonda, perché capace di slanci anche non razionali, come quando insegue la donna di cui è innamorato dopo una rapina, finendo per farsi catturare.



La prima mezz'ora picaresca, con Tracy che fugge, trova in un pittore morto di fame un complice, e ricomincia a rapinare treni e banche, è carina, ma sa di già visto e non ha decisamente la verve e dialoghi di un "Butch Cassidy". Il film trova la sua personalità nella seconda parte, più drammatica e violenta, con la fuga attraverso montagne, boschi e campagne di Tracy con la sua donna, una raffinata borghese innamorata di lui. L'atteggiamento indolente, quasi distratto e infine rassegnato, con cui il protagonista fugge ai suoi sempre più numerosi inseguitori dona un tono quasi poetico alla romantica fuga. La bella fotografia autunnale e la classe degli attori fanno il resto. Anche il televisivo Graham, regista convenzionale e didascalico, trova lampi di ispirazione nel bellissimo finale, con la morte di Tracy assediato in un campo di grano da decine di scagnozzi e la desolata tristezza della compagna che si allontana da sola, mentre sciacalli e fotografi (sullo sfondo del film si descrive la nascita della cronaca nera) dispongono a loro piacimento del cadavere di Tracy.

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