domenica 7 dicembre 2014

The Tracker [1988]



1988 RICERCATO VIVO O MORTO (The Tracker / Dead or Alive)
di John Guillermin con Kris Kristofferson, Scott Wilson, Mark Moses, David Huddleston, John Quade, Don Swayze, Geoffrey Blake, Leon Rippy, Ernie Lively, Karen Kopins, Celia Xavier, Jennifer Snyder

Cupo e violento tv movie decisamente da recuperare.

Quattro balordi, tra cui uno squilibrato con manie religiose (Wilson), lasciano dietro di sé una lunga scia di sangue. Quando rapiscono una ragazza e una bambina, un anziano sceriffo chiede aiuto ad un ex-cercatore di tracce (Kristofferson). Nella caccia all'uomo li seguirà anche il figlio di quest'ultimo un avvocato appena tornato dall'est. Sarà un'ecatombe.  

La storia d'inseguimento e i personaggi sono tipici di molti western prodotti dalla tv americana negli ultimi trent'anni, in genere incentrati sul recupero di attori in là con gli anni e vecchie glorie sul viale del tramonto. Molto meno tipica la  cupezza del tono. A parte qualche dettaglio sanguinario (la banda di assassini lascia messaggi sui muri scritti con il sangue stile famiglia Manson), le scene di violenza sono risolte in modo asciutto e fuori campo, come nei film degli anni cinquanta, ma comunque la dose di nefandezze lasciate alla fantasia del pubblico è decisamente atipica per la tv dell'epoca, con un corollario di sgozzamenti, stupri e omicidi a sangue freddo che lascia decisamente il segno.



La trama e l'interazione tra i personaggi sono convenzionali e ampiamente prevedibili, ma è lo stesso notevole la messa in scena di un west spietato e senza giustizia, dove il Male pare essere di casa, gli innocenti subiscono di tutto e il minimo barlume di umanità contro il nemico può avere conseguenze tragiche.
La cruda parabola del film è vista dal punto di vista del giovane avvocato. Inizialmente sconcertato e incapace di adeguarsi ai metodi brutali che vede applicati dal padre, dovrà suo malgrado e a caro prezzo imparare la spietata lezione. Come in un certo cinema del decennio precedente, il film è attraversato da un interrogativo morale che continua a riproporsi in varie situazioni: i confini in cui può essere lecito e giustificato un omicidio a sangue freddo. L'amarissimo finale lascia protagonisti e spettatori con più dubbi che risposte.

Va da sé che Kristofferson nella parte del cercatore di piste è monumentale, una sorta di Clint Eastwood più malinconico e umano. Memorabile la sequenza in cui deve fare strage di una banda di cacciatore di taglie senza lasciare sopravvissuti. Nella parte dell'invasato capo degli assassini, un cattivo davvero inquietante e odioso, c'è invece Scott Wilson, un attore la cui carriera a cavallo degli anni 60 e 70 sembrava lanciatissima in ruoli di primo piano ("A sangue freddo", "Grissom gang", "Ardenne '44", "I temerari"), per poi essere progressivamente dimenticato, almeno fino ad oggi, visto che fa parte del cast della fortunatissima serie "Walking Dead". A far da contorno i familiari e mitologici faccioni di caratteristi enormi  (in tutti i sensi) come David Huddleston e John Quade. Un po' schiacciato dal confronto con i colleghi se la cava dignitosamente, nel ruolo del figlio di Kristofferson, Mark Moses, faccia frequente nei primi film di Oliver Stone.



È l'ultima regia della carriera del prolifico John Guillermin (oggi quasi novantenne), tuttofare del cinema che resterà negli annali per due film appartenenti più ai produttori che al regista: il classico catastrofico "L'inferno di cristallo" e  il famigerato remake di "King Kong" degli anni 70 con Jeff Bridges e Jessica Lange. Gli appassionati di western invece lo possono ricordare per il divertente El Condor. Non proprio un fulmine di guerra dunque. E infatti anche nel caso di quest'ultima opera la sua regia non ha particolari guizzi, limitandosi ad una narrazione corretta e anonima. Ma comunque nel respiro delle inquadrature si nota l'occhio del regista abituato all'ampiezza dello schermo cinematografico, piuttosto che alle ristrettezze televisive. D'altra parte il tutto è girato in spettacolari scenari naturali, tra cui la Monument Valley, non le classiche e spoglie location californiane di molti western a basso budget.

Da segnalare anche l'originale colonna sonora, fatta con tocchi di moderata elettronica, che invece di risultare fastidiosamente anacronistica, come altri tentativi simili, si amalgama bene col clima duro del racconto e contribuisce a far lievitare la tensione.

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