domenica 29 aprile 2012

i film 25 - L'ultimo fuorilegge


1993 L'ultimo fuorilegge (The Last Outlaw) di Geoff Murphy
con Mickey Rourke, Dermot Mulroney, Steve Buscemi, Ted Levine, John C. McGinley, Keith David

Un film scritto da Eric Red. Un dato che oggi per molti significherà poco o nulla, ma c’è stata un’epoca, a cavallo degli anni 80 e 90, in cui il nome dello sceneggiatore e regista significava qualcosa, almeno tra gli appassionati di un certo cinema, diciamo di genere con qualche ambizione. Oggi il suo nome è legato soprattutto ad una sinistra faccenda di cronaca nera che gli ha stroncato la carriera e probabilmente anche la vita privata.

Ma andiamo con ordine.

Eric Red aveva esordito come meglio non poteva nel 1986 scrivendo uno dei migliori thriller del decennio, The Hitcher, capolavoro di suspense e ambiguità diretto da Robert Harmon (altro personaggio che poi si è perso). In seguito aveva legato due volte il suo nome all’emergente Kathryn Bigelow, firmando le sceneggiature dell'inquietante Il buio si avvicina e dell'interessante Blue Steel. Tra i due film con la regista aveva scritto e anche diretto Le strade della paura, un altro notevole thriller on the road di grande impatto.  
Una manciata di titoli da cui emergono già alcune costanti delle storie di Red: il viaggio senza meta, la strada come ambientazione quasi metafisica e soprattutto la presenza costante di personaggi malvagi larger than life, sulfuree incarnazione di un male irrazionale, che perseguitano sia fisicamente che psicologicamente le loro vittime, con cui creano un ambiguo rapporto di odio e attrazione.
Per quanto abbastanza deludente la sua seconda prova come regista, Body Parts un truculento horror del 1991, aveva confermato queste coordinate tematiche. 


Le stesse caratteristiche le ritroviamo puntuali anche in questo western per la TV del 1993: dopo una rapina in banca finita nel sangue (in un inizio che rimanda nientemeno che a quello de "Il mucchio selvaggio"), un banda di fuorilegge si sbarazza dell’ormai scomodo capobanda, uno squinternato ex ufficiale dell’esercito confederato, il quale però non muore, riesce addirittura a mettersi a capo dei vigilantes che li braccano e diventa un implacabile vendicatore, uccidendo ad uno ad uno gli uomini che lo hanno tradito.

Il film può risultare piacevole o indigeribile a seconda di quanto si riesce ad accettare la figura del villain fornita da uno sconcertante Mickey Rourke, qui al suo primo film dopo il folle e autodistruttivo tentativo di riprendere la carriera pugilistica che gli devasterà il fisico. Occhi a mandorla, assurdi baffi alla Fu Manchu e costume da pirata dei Caraibi, il suo personaggio è una specie di freak, la cui presenza in un contesto western può essere a seconda dei gusti il tocco originale che intriga o la stramberia che rende tutto improbabile.
Degno di nota anche il resto del cast: il protagonista di Dermot Mulroney, raro caso di belloccio con carisma, un ancora poco noto Steve Buscemi e altre facce d’effetto, come Ted Levine (il serial killer de “Il silenzio degli innocenti”), Keith David (caratterista nero caro a John Carpenter) e John C. McGinley (tra i protagonisti della sitcom ospedaliera "Scrubs").



C’erano tutti gli ingredienti per un bel film, violento e onirico. Purtroppo però a dirigere il tutto non ci sono talenti come Mark Harmon, la Bigelow o lo stesso Red, ma il decisamente più modesto Geoff Murphy, regista neozelandese che aveva già dimostrato la propria estraneità al genere dirigendo tre anni prima "Young Guns II". Anche qui non sembra avere le idee molte chiare su come andrebbe diretto un western, visto che insiste su un tono grottesco poco congeniale al racconto, difetto già era presente in "Young Guns II", e soprattutto dimostra uno scarso senso del paesaggio, difetto non da poco per un film interamente ambientato in esterni desertici. Così il film non sfrutta le belle potenzialità della sceneggiatura di Red, finendo per sottolinearne piuttosto alcuni difetti, come alcune svolte narrative tagliate con l’accetta.

Al di là dei suoi evidenti limiti la pellicola riesce comunque ad essere un divertente filmaccio vecchio stile, a cui la grossolanità della regia e la povertà del budget donano una sua brusca efficacia e una probabilmente involontaria sobrietà. Pian piano il gioco al massacro acquista un suo fascino violento, con l'alternarsi ironico di alcuni dei più triti luoghi comuni (ad esempio una pallottola fermata da una fiaschetta di metallo o un personaggio che viene ucciso mentre fa progetti sul futuro) e scene abbastanza sorprendenti nella loro crudezza, almeno considerando l'autocensura del panorama televisivo dei primi anni 90. Se il personaggio di Rourke non ha certo la statura dell’autostoppista assassino di Rutger Hauer in The Hitcher, nelle ultime scene riesce comunque a diventare una presenza inquietante e ambigua. Ottima la resa dei conti finale, di un'asciuttezza ammirabile per questo genere di film, dai finali spesso inutilmente ridondanti.


Tornando ad Eric Red, nel 1996 scrive e dirige due modesti film TV, l’horror licantropo Luna Mortale e il thriller Preso in trappola, opere che certo non fanno bene alla sua carriera, che però sta per essere stroncata da motivi ben più gravi. Infatti, in una davvero sinistra coincidenza tra arte e vita, nel 2000 Eric Red causa un terribile incidente stradale in cui rimangono uccise due persone. Red tenta inizialmente il suicidio tagliandosi la gola con un bicchiere rotto, in seguito si da alla latitanza, viene processato in contumacia e condannato a pagare un milione di dollari di risarcimento alle famiglie delle vittime. Durante il processo l'accusa tenta di dimostrare l’indegnità di Red come persona portando ad esempio le sue storie violente e morbose. Nel 2008 torna alla regia con Perimetro di paura, un altro horror di serie B abbastanza trascurabile, ma con qualche idea non male.

3 commenti:

  1. Ricordo bene anch’io la considerazione di cui godeva Eric Red all’inizio degli anni novanta presso il pubblico degli appassionati e presso una certa critica (sulla rivista di fumetti e cinema ‘Nova Express’ lo definivano "il profeta dell’asfalto" o qualcosa del genere), e difatti anch’io cominciai a seguirlo...
    Il suo primo film da regista, il notevole "Le strade della paura" (con un Roy Scheider inquietante e cattivissimo), sembrò confermare in pieno le coordinate messe in mostra come sceneggiatore di thriller come "The Hitcher" e "Blue Steel".
    Purtroppo la sua opera seconda, "Body Parts", a parte l’agghiacciante inizio con l’incidente d’auto (evidentemente una sinistra ‘ossessione’ del regista), si rivelò un horror piuttosto mediocre (anche se c’è da dire che ottenere qualcosa di accettabile con un pesce lesso come Jeff Fahey come attore protagonista è impresa che va al di là delle capacità umane...).
    Poi ne persi completamente le tracce e solo ora scopro i tragici fatti di cronaca di cui è stato autore e vittima...

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  2. Ovviamente anch'io avevo perso le tracce di Red da quasi vent'anni e sono venuto a sapere le faccende di cronaca che lo riguardano solo cercando notizie su questo film, che ho visto casualmente in Tv e mi sono fermato a guardare solo dopo aver letto il suo nome nei titoli di testa, visto che è un film che in genere gode di pessima fama.

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  3. Qui Mickey Rourke era veramente al massimo (o al minimo a seconda dei gusti) del suo momento trash, però se mai Tommy Lee Jones che ne detiene i diritti per la riduzione cinematografica decidesse di dirigere un film tratto Blood Meridian di McCarthy penso che Rourke sarebbe l'attore perfetto per il ruolo del giudice Holden.

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