di Silvio Narizzano (e Yakima Canutt), con Terence Stamp, Joanna Pettet, Karl Malden, Ricardo Montalban, Sally Kirkland, Robert Lipton, Sara Kevin Corcoran, Anthony Costello
A dispetto del nome del regista, in realtà canadese, in questo western di italiano non c’è niente, e anche se l’autorevole sito Spaghetti Western DataBase lo classifica come un Eurowestern di origine inglese su tutte le altre fonti da noi consultate risulta di produzione interamente americana.
A supporto della seconda ipotesi ci sarebbe anche fatto che il film è stato girato nei classici scenari dello Utah e del Colorado (mentre i western inglesi di norma venivano girati in Spagna), anche se l’inizio messicano, con il protagonista dagli occhi azzurri con il poncho e il cappellaccio calato sugli occhi, lo farebbe davvero assomigliare a un prodotto europeo.
Poi, però, dopo i titoli di testa la pellicola diventa una via di mezzo tra certo western americano ridondante dei primi anni sessanta e i dirty western di Sam Peckinpah (il massacro finale durante l’attraversamento del fiume ricorda molto da vicino quello di Sierra Charriba).
Comunque sia, si tratta di un film poco conosciuto, ancora meno considerato e ingiustamente stroncato un po’ da tutti.
Nonostante certe lentezze e certi eccessi melodrammatici è una pellicola che possiede una sua originalità, delle raffinatezze di regia (soprattutto il finale) e un protagonista con dei bei risvolti psicologici: un eroe controvoglia, fragile, tormentato e non privo di una certa grandezza tragica.
La trama riflette chiaramente la mancanza di certezze della fine degli anni sessanta, rifiutando la canonica e manichea distinzione tra buoni e cattivi e facendo del protagonista il più classico degli antieroi.
Terence Stamp è Azul (cioè blu, dal colore degli occhi), il figlio adottivo di un bandito messicano (Ricardo Montalban) che dopo l'ennesimo raid negli Stati Uniti rimane ferito e viene ospitato presso l'abitazione di un medico (il sempre convincente Karl Malden) e di sua figlia (la bionda Joanna Pettet). Il nostro a questo punto sarà protagonista di una progressiva crisi di coscienza, che lo spingerà ad abbandonare la violenza con cui ha sempre convissuto per iniziare un’esistenza normale. Quando le cose sembrano andare per il verso giusto, il padre del ragazzo farà ritorno dal Messico per riprendersi suo figlio.
Il grande attore inglese Terence Stamp, che non proferisce parola per tutta la prima metà film, sostituì all’ultimo momento Robert Redford e si dimostra, sorprendentemente, assolutamente perfetto per il western e nonostante la sua recitazione di matrice teatrale incarna alla perfezione l'archetipo del pistolero di poche parole e implacabile con la pistola.
Anche gli altri attori protagonisti – Malden, Montalban, la Pettet – interpretano ottimamente dei personaggi complessi e sfaccettati.
Il re degli stuntman Yakima Canutt ha diretto tutte le grandi scene d’azione (la cosa migliore del film) ed è assolutamente notevole anche la colonna sonora del grande compositore greco Manos Hadjidakis.
Nel dvd italiano è stata ripristinata una scena tagliata in cui si allude all’omosessualità del protagonista.
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