giovedì 9 maggio 2013
i film - Correva nel vento (Windwalker)
1981 CORREVA NEL VENTO (WINDWALKER)
di Kieth Merrill con Trevor Howard, Billy Drago, Nick Ramus, Serene Hedin, Dusty McCrea, Silvana Gallardo, Emerson John, Jason Stevens, Roberta Deherrera, Ivan Naranjo
Prima di lasciare questo mondo, anzi dopo averlo lasciato e essere ritornato, l'anziano guerriero cheyenne Windwalker (Trevor Howard, uguale a Cavallo Zoppo, lo stregone indiano mentore di Magico Vento) deve difendere la propria famiglia da una banda di predoni crow. Il destino o il Grande Spirito hanno in serbo per lui un altro strano scherzo, visto che uno degli avversari è il figlio che gli era stato rapito quando era giovane (ed era interpretato dal quasi irriconoscibile "guerriero della notte" James Remar).
Tratto da un romanzo di Blaine Yorgason è il caso raro di un film con gli indiani senza ombra di uomo bianco (parliamo di personaggi, visto che gli attori sono i soliti bianchi truccati). Nella seconda metà degli anni 70 c'era stato qualche tentativo di riavvicinare il pubblico più giovane al declinante western recuperando gli scenari più selvaggi del genere, raccontando magari di trapper e indiani liberi piuttosto che di cowboy e indiani scappati dalle riserve. Questo film si inseriva un po' in quel filone, ma a modo suo.
È infatti probabilmente l'unico serio tentativo di agganciare il western ad un certo tipo di immaginario fantastico che allora spopolava. A parte qualche visione misticheggiante e l'idea del protagonista che torna in vita (senza nessuna spiegazione), non ci sono veri elementi fantastici nella trama, ma il film è sostanzialmente girato come fosse un fantasy, con gli indiani che potrebbero essere gli abitanti di un qualche pianeta selvaggio dell'universo di "Guerre stellari". La straordinaria fotografia si rifà palesemente alla illustrazioni fantasy, tanto che visivamente il film a cui è più facile accostarlo è "Excalibur" di Boorman. A tratti la voglia di creare belle immagini prende la mano agli autori che finiscono nel patinato, ma il fascino gelido dei paesaggi innevati e la dura lotta per la sopravvivenza che viene messa in scena donano all'insieme un tono di sana crudeltà.
Non è di sicuro un film che spettacolarizza o vuole fare della facile epica sulla vita degli indiani, nonostante il tocchi fiabeschi del racconto. La storia è scarna e sottotono, il ritmo è lento, l'atmosfera malinconica, i personaggi vengono tutti mostrati come fragili e umani, le scene di lotta e gli scontri trasmettono più che altro un senso di confusione e disperazione. Inoltre, anni prima di Balla coi lupi, ci sono molte scene recitate in lingua indiana con i sottotitoli. Tutte caratteristiche che la rendono una pellicola affascinante e particolare, ma un po' troppo aspra se l'intenzione era quella di intercettare il pubblico che in quel periodo affollava le sale per vedere "L'impero colpisce ancora".
Sembra una fiaba girata con occhio antropologico. Non a caso il regista Kieth Merrill è un apprezzato documentarista, non nuovo per altro alle tematiche riguardanti il vecchio West, visto che nel 1973 aveva vinto un oscar con un documentario sul rodeo "The Great American Cowboy". Il suo primo film di finzione nel 1977 fu Three Warriors, un film per ragazzi a sfondo educativo con diversi punti di contatto con "Windwalker", che vede come protagonista un ragazzo nativo americano alla scoperta delle sue origini grazie al rapporto con suo nonno e un cavallo. Contemporaneamente all'uscita di "Windwalker", nel novembre del 1981 in tv venne trasmesso un suo adattamento di un romanzo di Louis L'Amour, The Cherokee Trail un altro western atipico, raccontato dal punto di vista di una ragazzina.
All'epoca il film non ottenne alcun successo, anche perché ebbe la micidiale sfortuna di essere il primo western (o pseudo tale) uscito dopo I cancelli del Cielo di Cimino, il cui colossale disastro commerciale decretò praticamente la messa al bando per quasi un decennio di tutto il genere. Distribuito in America all'inizio del 1981 venne quasi subito ritirato dalla circolazione per poi venir distribuito con poca convinzione nel resto del mondo negli anni successivi.
Almeno in Italia qualche sporadico passaggio televisivo, in qualche pomeriggio degli anni 80, gli ha donato quell'alone vagamente misterioso e "segreto" che hanno i film visti da pochi e ricordati in modo vago e frammentario anche da quei pochi. Comunque restando al cinema di quegli anni più da accostare a film come "Dark Crystal" o "Il drago del lago di fuoco" che non ai classici western.
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Visto appunto moltissimi anni fa: ricordo anch’io la curiosa particolarità dell'avere come protagonisti solo pellirosse, il ritmo lento, le atmosfere invernali, la pochissima violenza (cosa che all’epoca mi indispettì non poco) e l’ottima interpretazione di Trevor Howard.
RispondiEliminaNon sembra affatto male, un western parecchio atipico! Come mi piacerebbe che Mel Gibson ne girasse uno simile, tutto in lingua nativa americana e con sottotitoli (senza però scendere negli eccessi di "la passione" e "apocalypto")
RispondiEliminaTrevor Howard, un attore capace di interpretare tutti i personaggi possibili(e impossibili).
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