martedì 7 maggio 2013
i film - Testa o croce
1969 TESTA O CROCE
di Piero Pierotti, con John Ericson, Sheyla Rosin, Daniela Surina, Edwige Fenech, Franco Lantieri, Isarco Ravaioli, Silvana Bacci, Antoinetta Fiorita, Dada Gallotti, Loris Gizzi, Ugo Pagliai
La prostituta Shanda Lee, ingiustamente accusata di omicidio, viene scortata per il processo in una vicina città dagli uomini dello sceriffo, che però durante il tragitto la violentano e la abbandonano nel deserto. Viene salvata dal pistolero vagabondo Black Talisman che, innamoratosi di lei, decide di vendicarne lo stupro e scoprire il vero colpevole del delitto di cui è accusata.
Nel Dizionario dei Western all’italiana di Marco Giusti viene definito un “piccolo western tutto sesso e violenza”. Insomma… di sesso non ce n’è molto e di violenza ancora meno. In compenso il film è davvero “piccolo”, dato che è girato con una terribile povertà di mezzi nella pineta intorno a Tirrenia, in Toscana. Però si tratta di un film a suo modo davvero curioso e interessante, poiché del tutto anomalo all’interno del genere, visto che sposa un inedito punto di vista femminile, è interamente percorso da una insistita vena erotico-morbosa e ha un’atmosfera tragica e priva di speranza, che lo fa assomigliare più a certe pellicole della fine del filone come Una donna chiamata apache che non agli spaghetti western suoi coevi.
Il regista Piero Pierotti (1912-1970), specializzato in film avventurosi a basso costo e al suo unico western (genere che aveva in precedenza affrontato marginalmente con un film di Zorro e con il folle Sansone e il tesoro degli Incas, un peplum traformato in western in corso di lavorazione per sfruttare il successo di Per un pugno di dollari), autore anche del soggetto e della sceneggiatura, dimostra inoltre di avere alcune buone idee e, nonostante certi dialoghi siano alquanto deliranti e talune scene piuttosto rozze, tutto sommato il suo film ha una sua forza narrativa, con un ammirevole tentativo di approfondimento psicologico dei personaggi, che sono tutti variamente pervertiti, tranne il protagonista, mentre le donne vengono indistintamente picchiate, brutalizzate, stuprate e finanche arse vive.
E’ piuttosto efficace anche l’attore protagonista, l’americano John Ericson (che pare sia intervenuto di persona per completare il budget necessario a terminare la lavorazione del film), nel ruolo del fuorilegge dall’assurdo nome di Black Talisman ed è notevole anche il finale in cui si lascia volutamente uccidere dagli uomini dello sceriffo per fare intascare alla donna di cui si è innamorato la taglia che pende sulla sua testa.
Il film è di un certo “culto” tra gli appassionati anche per la presenza di una giovanissima e spettacolare Edwige Fenech, in uno dei suoi primissimi ruoli, che interpreta una prostituta messicana che viene denudata e fustigata nella pubblica piazza prima di essere ricoperta di pece e piume, in una scena che probabilmente farà la gioia degli amanti del sadomaso.
Ma tutto il folto comparto femminile del film è degno di nota, da Sheyla Rosin nel ruolo della protagonista Shanda Lee a Daniela Surina in quello della perversa e masochista dark lady, da Dada Gallotti come ballerina di saloon a Silvana Bacci come improbabile indiana.
Non male nemmeno la colonna sonora di Carlo Savina.
Da riscoprire.
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