lunedì 6 febbraio 2012

Anthony Mann 4 - Là dove scende il fiume

1952 LÀ DOVE SCENDE IL FIUME (Bend of the River) di Anthony Mann. Con James Stewart, Arthur Kennedy, Rock Hudson, Jay C. Flippen, Julie Adams.


Secondo, magistrale western della coppia Mann-Stewart. Dopo due film particolari, fuori dagli schemi come Le Furie e Il passo del diavolo il regista californiano ritorna, apparentemente, nei canoni di una certa classicità d’insieme, narrando una tipica storia di viaggio e vendetta; ancora una volta però echi strani, reconditi – ora biblici, ora tragici – rimbombano dal tessuto dei caratteri, dal collimare fatidico delle azioni. Un foulard cela i peccati antichi, caliginosi del protagonista; un torvo, cattivo taglio d’occhi rivela a prima vista quelli recenti, inveterati del suo doppio-antangonista: il film è anche e soprattutto la storia della redenzione agognata del primo e della recidività dannosa, inviluppata del secondo. Due uomini le cui strade ripetutamente s’intersecano, come per volere di un Caso subdolo e incomprensibile; simili per il passato burrascoso, opposti nelle aspirazioni, saranno le due pedine di una vendetta che Mann sceglie di rappresentare dal punto di vista dell’inseguito, trasfigurando il protagonista-inseguitore in presenza spettrale, specie di angelo sterminatore il cui incombere è suggerito soltanto dalle esplosioni lontane delle armi da fuoco, in uno straordinario crescendo auditivo. Lo scontro decisivo, altamente simbolico, quasi rituale, avviene in acque che per l’uno saranno battesimali, per l’altro mortifere. Concettualmente denso ma mai a scapito dell’efficacia spettacolare, girato in uno sfavillante technicolor che esalta gli splendidi scenari naturali, Là dove scende il fiume è un film perfettamente inserito nelle linee guida del western manniano, capitolo di una riflessione ampia, precisa sul peso del passato e delle proprie azioni, disseminata di uomini che ricorrono alla violenza per mondare colpe che sembrano ataviche, quasi congenite. Inappuntabili le interpretazioni, con Stewart a Kennedy capaci di rendere alla perfezione i tratti ora affiatati, ora furibondi dei loro personaggi. Assolutamente da evitare la recente edizione italiana, bruttata da un vergognoso ridoppiaggio.

Paolo D'Andrea

1 commento:

  1. Da non dimenticare, nell’alchimia della perfetta riuscita dei capolavori di Mann-Stewart, l’apporto dello sceneggiatore Borden Chase, autore dei copioni di tre di essi ("Winchester ’73", "Là dove scende il fiume" e "Terra lontana") oltre che uno dei più grandi sceneggiatori western di sempre ("Il fiume rosso", "Vera Cruz" e molti altri).

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