sabato 17 marzo 2012

i film 21 - Mezzogiorno di fuoco

1952 MEZZOGIORNO DI FUOCO (High Noon) di Fred Zinnemann
con Gary Cooper, Grace Kelly, Thomas Mitchell, Lloyd Bridges, Katy Jurado, Otto Kruger, Lon Chaney Jr, Harry Morgan, Ian MacDonald, Lee Van Cleef



Fin dal titolo entrato nel linguaggio comune, uno di quei film talmente radicati nell'immaginario collettivo che si tende a darli per scontati. E magari a non rivedere molto spesso. Capita quindi che quando si rivede un classico come questo ci si sorprenda nel riscoprirlo un'opera abbastanza unica e solitaria. Se l'idea dell'uomo che difende la comunità che lo ha lasciato solo ha influenzato moltissimo il genere, la novità stilistica di girare un western come un thriller tutto giocato sull'attesa non ha mai davvero trovato un seguito in altri film.

Ancora oggi "Mezzogiorno di fuoco" è un perfetto meccanismo ad orologeria di tensione psicologica e morale, che ha la semplice genialità dei classici, sia a livello stilistico che narrativo. Inizia e finisce con lunghe sequenze mute dalle inquadrature larghe e ariose, in contrasto con tutta la parte centrale, fitta di  dialoghi e piena di inquadrature che stringono sui volti e sui dettagli, tra cui spicca l'ossessiva presenza degli orologi. Memorabile la geometrica resa dei conti finale, dai tempi dilatati per i ritmi dell'epoca. Colpisce la visione di un West austero e spoglio, privo di fascino folkloristico, fotografato in un bianco e nero da cinegiornale. Scelta stilistica dettata dal budget spartano - il film fu girato in soli 28 giorni - ma anche per distinguersi dall'iconografia romantica dei western di allora. Fu volutamente evitato di inquadrare qualsiasi nuvola nel cielo per sfuggire al luogo comune del cielo "epico" e nuvoloso, tipico ad esempio delle pellicole di John Ford. Il film è soprattutto una memorabile galleria di personaggi perfettamente sbozzati, ricchi di sfumature e contrasti psicologici. Il cast è perfetto dalla prima all'ultima faccia, con una vera folla dei migliori caratteristi degli anni d'oro di Hollywood. In primo piano logicamente un intenso Gary Cooper, straordinario nel rendere i mille dubbi del suo personaggio, affiancato da una Grace Kelly semi-esordiente di una bellezza spaventosa.  



Anche tecnicamente il film introdusse parecchie novità. Fu il primo film hollywoodiano ad inserire una canzone cantata nella colonna sonora, la celebre "Do Not Forsake Me, Oh My Darling" di Tex Ritter, anch'essa fuori dagli schemi con il suo stile sottotono e privo di pomposità, che dona all'inizio del film un tono rarefatto unico per l'epoca. Inoltre, come è noto, la vicenda si svolge in tempo reale, cioè il tempo che passa nel film è lo stesso che passa nella realtà dello spettatore. In realtà c'è uno scarto di qualche minuto, dovuto ai tagli decisi dal regista e il produttore, che in fase di montaggio eliminarono completamente il personaggio di un secondo vicesceriffo.



Ma la vera novità del film fu mostrare per la prima volta in un film hollywoodiano un protagonista positivo impaurito e in preda ai dubbi per quasi tutto il film. Ma soprattutto descrivere in maniera totalmente negativa una comunità americana, dipinta come un concentrato irrecuperabile di meschinità e vigliaccheria, in cui solo un ragazzino e un povero ubriacone dimostrano di avere del coraggio. La scena finale di Cooper che getta la stella nella polvere doveva rappresentare un discreto shock per gli spettatori americani degli anni 50. Si infuriarono in molti, tra cui il Ku Klux Klan che picchettò diverse sale cinematografiche. Più positiva la reazione di  Howard Hawks che, in risposta a "Mezzogiorno di fuoco", anni dopo girerà "Un dollaro d'onore" dove uno sceriffo e i suoi vice affrontano più nemici senza chiedere aiuto a nessuno. 



Nato come denuncia al clima intimidatorio della caccia alle streghe, girare un film tanto coraggioso aveva all'epoca il suo prezzo. Il regista Zinnemann e il produttore Stanely Kramer (futuro regista impegnato) finirono nel mirino delle commissioni d'inchiesta sulle attività anti-americane. Ma a pagare le conseguenze peggiori furono i più deboli: lo sceneggiatore Carl Foreman dovette scappare in Inghilterra, il direttore della fotografia Floyd Crosby (padre della rock star David Crosby) e l'attore Lloyd Bridges (padre di Jeff) non poterono lavorare per anni. Nonostante fosse un conservatore di destra, Gary Cooper approfittò dell'immunità datagli dalla fama, ulteriormente rilanciata dall'oscar vinto con questo film, per aiutare e dare lavoro a gente finita nelle liste nere.



Alcune curiosità...
Il titolo originale "High Noon" in America è diventato un modo di dire, corrispondente al nostro "piantare in asso". 
Tra i motivi che spinsero l'austriaco Zinnemann a girare un western - l'unico della sua lunga carriera - c'era anche  la sua grande passione per i romanzi di Karl May, lo scrittore tedesco i cui romanzi in seguito furono alla base del fenomeno dei kraut western
Uno dei tre killer che aspettano alla stazione l'arrivo del loro capo è un taciturno Lee Van Cleef che suona l'armonica; nell'analoga sequenza di "C'era una volta il west", uno dei tre killer sarà interpretato dal grande strabico Jack Elam, che in "Mezzogiorno di fuoco" fa la parte dell'ubriacone liberato dalla cella da Cooper.

1 commento:

  1. Rivisto non moltissimo tempo fa. Un capolavoro di assoluta perfezione, ancora attuale e modernissimo, non sotto l’aspetto tematico (con la sua dura presa di posizione morale, non così semplice e scontata nell’America oscurantista degli anni cinquanta), ma anche come linguaggio cinematografico.

    Da sottolineare il premio Oscar vinto da Gary Cooper come miglior attore, a tutt’oggi l’unico assegnato per l’interpretazione in un film western. Anche se oggi viene considerato il genere cinematografico americano per antonomasia il western fino a non troppi anni fa era visto anche negli Usa come un sottoprodotto non artisticamente serio e come tale non veniva assolutamente considerato dalla critica (sembra assurdo, ma John Ford nella sua carriera ha vinto ben 4 premi Oscar come miglior regista, nessuno dei quali per un western!). Si è dovuti arrivare agli anni novanta del secolo scorso perché il genere fosse “sdoganato” anche presso l’Academy, con i premi a “Balla coi lupi” e “Gli spietati”.

    Tra le altre novità del film la figura (“scandalosa” per i tempi) dell’ex-amante dello sceriffo, l’unica che accorerà in suo aiuto, interpretata dalla messicana Katy Jurado, vincitrice del Golden Globe come migliore attrice non protagonista, una figura femminile in anticipo sui tempi che ha percorso una lunga carriera nel cinema western, assolutamente da riscoprire.

    Una doverosa menzione, infine, se la merita anche l’indimenticabile colonna sonora di Dimitri Tiomkin, anch’essa premiata con l’Oscar.

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