giovedì 29 marzo 2012

nuovi western - 2003 bis

Un altro western del 2003

Un titolo del 2003 che mi ero perso per strada.

(Neanche il tempo di recuperare questo, che ho anche scoperto l’esistenza di un altro succoso titolo western che ho mancato, questa volta del 2002: “King Of Texas”, nientemeno che la versione western di King Lear con Patrick Stewart, che tutti conosciamo per essere stato il capitano pelato delle serie di Star Trek degli anni 90, ma che è anche un grande attore del teatro shakespeariano. La regia è del solitamente moscio Udi Edel, ma il trailer sembra intrigante. Peccato che sembri introvabile.)


Hard Ground - La vendetta di McKay (Hard Ground)
di Frank Q. Dobbs, con Burt Reynolds, Bruce Dern, Martin Kove, Amy Jo Johnson, Seth Peterson

Un feroce bandito compie una serie di rapine per finanziarsi un piccolo esercito e mettere così a ferro e fuoco il confine tra Stati Uniti e Messico. Visto che sulle tracce della spietata banda c'è solo un giovane vicesceriffo inesperto, l' anziano sceriffo, suo zio (Bruce Dern), chiede aiuto ad un vecchio pistolero (Burt Reynolds) che sta scontando vent’anni di carcere, e che è il padre del ragazzo. Alla caccia si unirà una ragazza, unica sopravvissuta ad una strage della banda e venduta come prostituta.

Tipico western televisivo, dai molti stereotipi e dal ritmo indugiante, ma con uno suo fascino demodé. Questo tipo di tv-movie sembrano fatti per mettere comodi gli spettatori. Quindi, nonostante un’insolita dose di violenza per un prodotto di questo tipo, è un film che bada bene di restare in superficie delle cose che racconta. Il viaggio dei protagonisti verso la resa dei conti con la banda non ha nulla di catartico e non ci sono particolari complicazioni psicologiche. Quel che conta sono i dialoghi attorno al fuoco, le cavalcate contro cieli ben fotografati, i rimbrotti e gli attestati di stima reciproci. Tutto è costruito per mettere in mostra l’esperienza di vita e la concretezza dei due protagonisti anziani, cui fa contrappunto l'inesperienza dei due personaggi giovani. I due vegliardi sono ovviamente l’incarnazione di un'America violenta, ma dagli incrollabili principi di lealtà e di rispetto dei ruoli sociali. È lo sceriffo ad aver arrestato il pistolero, nonostante fosse il marito della sorella, ma il pistolero non serba alcun rancore verso il cognato. Al contrario gli avversari sono un concentrato di pura malvagità (uccidono anche una bambina), sempre pronti al tradimento reciproco. Il capobanda in particolare sembra agire più per piacere di scatenare il caos e compiere azioni crudeli che per un reale tornaconto. Per tutto il film gira persino con il cappello di un soldato che ha ucciso, con tanto di foro di proiettile insanguinato in corrispondenza della fronte.


Film tanto lineari e schematici funzionano se funzionano gli attori. E in questo caso Burt Reynolds e Bruce Dern fanno la differenza rispetto a molti prodotti analoghi votati alla fiacchezza senile. Va da sé che non stiamo parlando di un film che sprizza freschezza giovanile, ma almeno non c'è il triste effetto di vedere vecchi attori hollywoodiani spompati costretti a fingere di essere ancora in gamba per ragione di copione, magari traditi da facce gonfie e doppi menti. Nonostante qualche traccia di lifting, una brutta parrucca e un pizzico di narcisismo, il sessantasettenne Reynolds è in buona forma e ha ancora un grande carisma, peccato che dopo i grandi successi degli anni 70 sia stato così poco e male utilizzato. Anche se sembra più vecchio di vent’anni Bruce Dern è suo coetaneo, ma è il classico immenso caratterista americano che saprebbe interpretare con classe anche un palo del telefono. Sono loro che danno fascino, carisma e burbera simpatia a personaggi che con altre facce sarebbero stati solo due vecchi tromboni. Efficaci anche i lombrosiani cattivi. Al solito invece inefficace il reparto giovanile, con le solite due belle facce in libera uscita da qualche telefilm adolescenziale, ma purtroppo questo è ormai un problema cronico per il western alle prese con le nuove generazioni di attori.

Una confezione povera ma di classe e una buona colonna sonora nobilitano una regia anonima, per quanto non priva di mestiere. È per altro l'unica regia western di Frank Q. Dobbs (morto nel 2006), che nella sua carriera ha però lavorato tantissimo nel western televisivo, come produttore, sceneggiatore (suo il pilot del telefilm anni 90 tratto da “I magnifici sette”), operatore, attrezzista, aiuto regista.


Dicono di lui…

“Il film sembra essere un'altra, ennesima, produzione di Robert Halmi Jr, sulla falsariga del suo lavoro per la leggendaria serie "Lonesome Dove", e, di fatto, questo film ha molti punti di contatto con quel celebre telefilm. [...] Anche se non direttamente collegato alle finalità della storia, il film mostra come gli individui di  quel periodo della storia americana, uomini simili a McKay e allo sceriffo Hutchinson, scoprirono solo da anziani che i loro sentimenti per l'ovest americano erano diventatati ironicamente simili a quelli dei nativi americani che contribuirono a scacciare. Quando il paesaggio libero e selvaggio cominciò a scomparire dalla Storia, iniziarono a provare rabbia e frustrazione. Gli spettatori che hanno eventualmente deciso di non seguire gli ultimi minuti di questo film (dopo che lo scontro a fuoco è finito) hanno, purtroppo per loro, perso le parole conclusive di McKay su questo argomento. Parole in cui potrebbero riconoscersi molti americani anziani che si sentono allo stesso modo, cento anni di vita più tardi, all'inizio di un altro secolo...”
(Glades, “IMDb” 16/11/ 2007)

“Se si ha familiarità con i film che produce e distribuisce la Hallmark Entertainment, già si intuisce che questo film non può che essere un bersaglio mancato. Ad essere onesti, non tutto il film è brutto. È sempre un piacere vedere Burt Reynolds o Bruce Dern, e in questo film ci sono entrambi. Danno al film un certo fascino e funzionano bene insieme. Ma non c'è molto altro in quest’opera. L'atmosfera non è quella giusta, dalla poco verosimiglianza della ricostruzione storica alle scenografie naturali troppo generiche. I cattivi sono sorprendentemente noiosi, non fanno molto di più che sparare alla gente sghignazzando. Il più grande difetto del film è che è molto quieto, procede a un ritmo lentissimo. Ci si sente come davanti ad un episodio western di mezzora allungato a 88 minuti.”
(Wizard, “IMDb” 7/11/2010)

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