venerdì 30 marzo 2012

Giulio Petroni 4 - La notte dei serpenti

1969 LA NOTTE DEI SERPENTI di Giulio Petroni, con Luke Askew, Luigi Pistilli, Magda Konopka, Chelo Alonso, Guglielmo Spoletini, Franco Balducci, Benito Stefanelli



Dopo l’enorme successo degli altri tre, questo quarto gioiello sfornato da Petroni è un misconosciuto grande film maledetto. E’ l’unico film con protagonista Luke Askew, attore hippie diventato noto per una particina in Easy Rider, che sarà poi caratterista in molti western americani degli anni ’70, in particolar modo lo si ricorda come braccio destro di Kris Kristofferson in Pat Garrett & Billy The Kid. Con il suo viso lungo e malinconico dona al suo personaggio un’umanità insolita in uno spaghetti western. E’ anche uno dei rarissimi spaghetti con al centro un personaggio in cerca di riscatto. Se la violenza è quella degli spaghetti western, tira anche un’aria da western crepuscolare. Grandiosa la cupissima messa in scena con sequenze dall’atmosfera quasi horror, in cui Petroni dimostra ancora una volta di essere un regista di grande finezza.



La prima parte, in particolare, va contro a molti dei cliché del genere, con un eroe mai così perdente e umiliato e una singolare e ammaliante atmosfera di attesa, punteggiata da sequenze dai toni lugubri e quasi horror molto prossime ai film gotici.
Del tutto particolari anche il disfacimento morale e la corruzione che caratterizzano i personaggi della cittadina messicana, tutti legati da avidità, invidia e desiderio sessuale represso (notevoli le sequenze del prete che insidia la prostituta del paese), da cui traspare tutto lo spirito antiborghese e anticlericale di Petroni.
Anche il fulcro della storia gialla è abbastanza “forte” e fuori dagli schemi, visto che è basato sull’uccisione di un bambino.
Le angolazioni di ripresa inusuali, lo sviluppo più per suggestioni che seguendo una vera e propria trama, l’inserimento di brevissimi e allucinati flashback e la sottolineatura della straniante musica di Riz Ortolani completano il quadro di una messa in scena onirica e affascinante, di grande impatto visivo.
La seconda parte è senza dubbio più convenzionale e rispettosa delle regole del genere. Ma è anche assolutamente entusiasmante, con l’eroe in cerca di riscatto che si scatena in duelli e coreografiche sparatorie, che Petroni dirige da grande maestro del genere con violenza e cinismo dispensati a piene mani.
Il protagonista Luke Askew è una figura di eroe western assolutamente memorabile, e l’andatura indolente e dinoccolata e la poca espressività ne accentuano sensibilmente il fascino. Inoltre sfoggia un look da applausi: capello di paglia pieno di buchi, trench perennemente impolverato e sandali.
E’ anche uno dei protagonisti degli SW a proferire meno parole in assoluto: saranno si e no una decina, di cui la più frequente è “Tequila!”.
Impossibile, inoltre, non sottolineare la presenza di due tra le più belle attrici del western europeo: la cubana Chelo Alonso e la polacca Magda Konopka.
Il film, infine, caso abbastanza raro per il genere, è ambientato interamente in un pueblo messicano e il Messico del film, secondo Marco Giusti, “sembra un incrocio tra quello di Luis Buñuel e quello di Sam Peckinpah”.



 Tommaso Sega e Mauro Mihich

2 commenti:

  1. Ecco un film che devo assolutamente rivedere. Ammetto che alla prima visione mi aveva convinto poco, tanto che a suo tempo scrissi:

    "A me è parso più che altro un film irrisolto, con grandi spunti e ambizioni ma risultati altalenanti. L'atmosfera, un misto di giallo-thriller-horror, funziona, così come la straordinaria faccia da loser di Askew, interprete di un personaggio certamente inusuale per uno SW nel suo percorso di formazione (parte come ubriacone che le prende da tutti e finisce come giustiziere solitario). D'altra parte la trama mi è sembrata pretestuosa e inutilmente ingarbugliata, il finale assai deludente, i flashback sul passato di Luke puerili, la figura del rivoluzionario posticcia, forse per dare al film una parvenza di tortilla-western, cosa che non è assolutamente (e forse non è nemmeno un western, almeno in senso classico). Poteva davvero uscirne un capolavoro e invece finisce per esser soltanto una grandissima occasione sprecata."

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    1. Eh, infatti stavolta ho omesso di riportare il tuo commento nell'articolo perchè una recensione di questo capolavoro deve obbligatoriamente contenere solo termini entusiastici.

      Per me devi davvero rivederlo: confesso che tra i western di Petroni è proprio il mio preferito.

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