mercoledì 17 aprile 2013

i film - Quattro per Cordoba



1970 Quattro per Cordoba (Cannon for Cordoba)

di Paul Wendkos con George Peppard, Giovanna Ralli, Pete Duel, Raf Vallone Don Gordon, Nico Minardos, Gabriele Tinti

Le milizie rivoluzionarie del generale Cordoba creano subbuglio sul confine. Un ufficiale americano si infiltra nelle sue fila, ma non riesce a impedire una strage di commilitoni e il furto di un treno che trasportava una batteria di cannoni. Insieme ad altri tre viene quindi spedito in Messico, con la missione di catturare il generale, distruggerne il covo e i cannoni. Il commando troverà due alleati in un onesto ufficiale messicano e in una donna che vuole vendicarsi.

Parecchio divertente e riuscito. Un'altra grossa produzione hollywoodiana girata in Spagna, piena di esplosioni, violenza e con la consueta fortezza da espugnare. La confezione è di lusso, con grandi mezzi e grandi scenografie, il tutto a disposizione del regista che l'anno prima aveva diretto Le pistole dei magnifici sette, basato su un canovaccio molto simile, ma con personaggi e situazioni molto meno intriganti. Stavolta, per fare il moderno, Wendkos (regista dal chilometrico curriculum televisivo) ci da dentro di inquadrature sghembe e movimenti di macchina eccentrici, ma senza perdere il controllo della situazione e portando a casa delle gran belle scene d'azione e di massa. Tra queste da segnalare per efficacia spettacolare l'attacco di Cordoba al paese, una sparatoria tra le rovine di una chiesa e il finale bombarolo. Da una mano alla riuscita generale la fotografia colorata e suggestiva. Invece a tratti un po' troppo vecchia maniera la colonna del veterano Elmer Bernstein.



Il modello è ancora una volta "Quella sporca dozzina", ma senza i dubbi etici e i paradossi morali di Aldrich ne esce praticamente un perfetto precursore di un certo action moderno. Anche dal punto di vista politico, dato che l'assunto di base del film è senz'altro all'insegna di un interventismo abbastanza reazionario. Quasi un perfetto contraltare dei tortilla western italiani. Benché nei dialoghi si facciano distinzioni tra la rivoluzione messicana e un personaggio come Cordoba, descritto come un'aberrazione della stessa, le immagini parlano da sole e il gusto di vedere dei rivoluzionari che saltano in aria è palese.
Inoltre fin dalle prime sequenze è evidente la simpatia degli autori per la figura del militare professionista a suo agio nel caos della battaglia e quasi divertito dalla guerra, uno che fa il suo sporco mestiere come deve essere fatto, cioè senza troppi scrupoli. Sembrerebbe la ricetta perfetta per ottenere un film assolutamente odioso, invece il tutto è corretto da un'abbondante dose di cinismo ghignante, che allegerisce la materia e ammanta il tutto di una furba amoralità. Il senso dell'azione e il gusto per l'avventura salvano storia e personaggi dagli schematismi e l'esibita carognaggine del protagonista evita di trasformarlo in un santino guerrafondaio. Non mancano del resto le annotazioni amare, come nei momenti in cui i componenti del commando ci rimettono la pelle appena si lasciano frenare da un minimo sentimento di pietà o amicizia.



A capo di un quartetto, sorriso sornione e sigaro in bocca, un perfetto e affascinante George Peppard fa le prove generali per il personaggio dell'A-Team che farà la fortuna dell'ultima parte della sua carriera. Ancora una volta il modello principale è James Bond, Peppard infatti è qui una specie di agente 007 all'ennesima potenza, ancora più cinico e glaciale, capace tra le tante di assistere senza battere ciglio alla tortura di un amico. Di ascendenze bondiane anche il gelido e mellifluo cattivo interpretato da un grande Raf Vallone e le due notevolissime presenze femminili. La bellissima francese Francine York appare in due scene, in una seminuda a fare la danza del ventre, nell'altra nuda a letto insieme a Peppard. Molto più vestita, ma altrettanto ammaliante Giovanna Ralli, che fa l'ambigua triplogiochista che deve sedurre l'uomo che gli ha sterminato la famiglia e l'ha violentata.

È un western dal gusto e dallo stile essenzialmente americani, ma si avverte l'influenza degli spaghetti western soprattutto per certi anacronismi nella caratterizzazione di un paio dei componenti del commando. Capelli lunghi e basettoni, ha tutta l'aria di un giovane hippie il personaggio interpretato dal povero Pete Duel, uno dei protagonisti del telefilm Due onesti fuorilegge, qui al suo ultimo film, visto che morirà suicida un anno dopo. Occhialini alla John Lennon, il soldato interpretato dall'attore greco Nico Minardos ricorda invece i tanti studenti greci che all'epoca emigravano in tutto il mondo per sfuggire alla Dittatura dei Colonnelli.

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