martedì 5 giugno 2012

i film 32 - ...e venne il tempo di uccidere



1967 ...E VENNE IL TEMPO DI UCCIDERE
di Vincenzo Dell'Aquila con Jean Sobieski, Anthony Ghidra, Dick Palmer, Furio Meniconi, Remo Capitani, Omero Capanni

Pellicola misconosciuta, ma gioiellino assolutamente da riscoprire. "Nonostante la palese povertà di mezzi è un piccolo spaghetti di quelli da amare; merito soprattutto della sceneggiatura di Di Leo e degli attori, tutti in parte, tra i quali spicca Ghidra nel ruolo dello sceriffo alcolizzato." (Paolo D’Andrea)

Il dimenticato Anthony Ghidra (Dragomir "Gidra" Bojanic) è una figura parecchio interessante del nostro western. Star del cinema jugoslavo, recitò in Italia in cinque pellicole, tutte western e tutte di un certo interesse: Ballata per un pistolero (1967) di Alfio Caltabiano, Chiedi perdono a dio... non a me (1968) di Vincenzo Musolino, due bei titoli diretti da Giuseppe Vari, L’ultimo Killer (1967) e Un buco in fronte (1969), e questo.

Sorprende nella stagione più calda del western nostrano scoprire un film così classico e "americano". I modelli, evidenti già dalla bella fotografia calda e luminosa e dalla tipica mescolanza tra violenza e ironia, sono Un dollaro d’onore ed Eldorado di Hawks, rivisitati in salsa spaghetti. Ma neanche troppo.


Uno sceriffo alcolizzato vede il suo paese dilaniato da una faida tra due bande che insanguina le strade, ma dopo la morte del fratello si è attaccato alla bottiglia. Con l'aiuto di un giovane vicesceriffo (che si rivelerà essere suo nipote) si riscatterà e farà piazza pulita nel paese. Già parecchio eccentrico per i western nostrani l'aver messo al centro della vicenda due personaggi assolutamente umani e fallibili, abili con le armi, ma senza peculiarità sovrumane, persino con un po' di fiducia nell'ordine costituito. Il film rivista le tipiche situazioni dei classici di Hawks: gli uomini di legge isolati che devono fronteggiare un nemico numericamente sovrastante, il paesino sotto assedio, il percorso di riscatto dei protagonisti. Il tutto senza particolari novità o varianti, se non quell'atmosfera di mondo senza pietà per nessuno tipica dei nostri western.


Ghidra è bravissimo nella parte dello sceriffo alcolizzato e anche il belloccio Jean Sobieski è perfetto nella parte del giovane idealista, ma tutto il cast gira bene e ha le facce giuste. Ottima la sceneggiatura di Di Leo, la cui mano si avverte nei personaggi non banali e in tocchi non indifferenti di crudeltà: notevole, ad esempio, una scena di seduzione che degenera in uno stupro collettivo. Probabilmente è la volta che Di Leo andò più vicino a dirigere un western, visto che il regista Vincenzo Dell'Aquila era un suo stretto collaboratore. Dell'Aquila dirigerà purtroppo solo questo western, che d’altra parte è anche il suo secondo e ultimo lungometraggio, l’altro è il sentimentale "Il ragazzo che sapeva amare".

Naturalmente il film sconta anche alcune ingenuità e qualche sbavatura, ma l’unica grave pecca la si registra solo verso la fine, quando dal film sparisce letteralmente uno dei due cattivi, probabilmente perché non era più disponibile l’attore che lo interpretava. In teoria viene dato per morto in un'esplosione che fa saltare in aria tutta la sua banda, ma si vede benissimo che prima dell’esplosione il personaggio non era presente. Guai e inconvenienti dei budget striminziti, ma in questo caso la freschezza d'insieme si fa perdonare quasi tutto.

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