martedì 12 giugno 2012

i film 34 - Tom Horn


1980 TOM HORN (Tom Horn)
di William Wiard, con Steve McQueen, Richard Farnsworth, Linda Evans, Mickey Jones, Slim Pickens, Geoffrey Lewis, Elisha Cook Jr., Billy Green Bush, Harry Northup

Grande western crepuscolare con uno straordinario Steve McQueen – secondo alcuni, tra cui l’attore James Coburn, nella sua migliore interpretazione – firmato dal regista televisivo William Wiard, anche se la tumultuosa lavorazione ha visto coinvolti anche Don Siegel, Elliot Silverstein, James William Guercio e lo stesso McQueen, produttore esecutivo della pellicola, che non poté firmare in prima persona poiché senza autorizzazione da parte della Directors Guild of America, purtroppo non riuscita come l’attore voleva a causa dei pesanti tagli, da parte della casa di produzione, sia del budget inizialmente previsto che della stessa in sede di montaggio.



Il film segue piuttosto fedelmente le gesta del reale personaggio storico di Tom Horn, considerato una leggenda del West in America ma pressoché sconosciuto in Italia, uno scout e bounty hunter protagonista di svariate imprese memorabili, tra cui la cattura di Geronimo, e si apre nel 1901, nel momento in cui il selvaggio West sta vivendo il suo crepuscolo prima di cedere il passo alla modernità del ventesimo secolo, concentrandosi sul suo ultimo periodo di vita, quando ingaggiato dai baroni del Wyoming iniziò una caccia spietata contro i ladri di bestiame.



La prima parte del film si concentra sull'attività di killer di Horn, con ottime sequenze d’azione in cui il protagonista segue le sue prede umane attraverso le praterie del Wyoming e con notevoli esplosioni di violenza grafica con abbondanza di effetti speciali splatter. A questo aspetto sanguinario del personaggio viene contrapposta una tenera storia d'amore, anche questa storicamente reale, con una maestrina interpretata da Linda Evans.



Nella seconda parte, quando gli allevatori che hanno assoldato Horn non trovano più compatibile il suo individualismo anarchico con un’America ormai avviata verso il progresso e decidono di liberarsi di lui accusandolo e successivamente facendolo impiccare con una falsa accusa di omicidio, la storia trascende il semplice film western per diventare un lirico canto funebre sulla morte di un’etica e di un intero modo di vivere, una riflessione piena di rimpianto per un’epoca che sta finendo per sempre e una pietra tombale posata sul genere, con la smentita e la negazione di tutti gli elementi che ne hanno costituito e reso grande il mito: nella recitazione minimalista ed emozionante di McQueen Tom Horn è un eroe che non teme la morte, ma la perdita della libertà (“I’m afraid of losing my ability to be able to come and go as I please”) e che sogna le montagne, impiccato per un delitto di cui è innocente dalla mediocrità e meschinità della società organizzata, in un finale che sancisce la vittoria assoluta e definitiva dell’ingiustizia.



Da brividi la battuta finale di Horn allo sceriffo (il grande caratterista peckinpahiano Slim Pickens) mentre gli mette la corda al collo, guardando in faccia gli uomini che lo hanno condannato: “Keep your nerve, Sam, ’cause I’m gonna keep mine”.
Quasi una sorta di tristissimo e virile epitaffio, visto che, pochi mesi dopo, anche McQueen – già ammalato di cancro durante le riprese – salì sul suo personale patibolo.

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