lunedì 18 giugno 2012

i film 36 - Los Marcados



1971 LOS MARCADOS
di Alberto Mariscal, con Antonio Aguilar, Flor Silvestre, Eric del Castello, Javier Ruán, Carmen Montejo, José Carlos Ruiz, Javier Mark

Torniamo su questa pellicola già da noi segnalata nella monografia dedicata al regista messicano Alberto Mariscal in quanto siamo finalmente riusciti a recuperarne una copia completa ed integrale, seppur in lingua spagnola, cosa del resto inevitabile visto che a differenza dei tre precedenti western di Mariscal, Le quattro croci di El Paso (Todo por nada, 1968), Viveva per uccidere, uccideva per vivere (El Tunco Maclovio, 1969) e Occhio per occhio, dente per dente… sei fregato, Cobra! (El sabor de la venganza, 1970), non è mai stata tradotta in italiano (è stata però distribuita nel Regno Unito, con il titolo They call him Marcado).



La prima cosa da rilevare rispetto ai precedenti chili-western di Mariscal è l’allontanamento dal modello leoniano, già evidente comunque anche ne El sabor de la venganza, e l’adesione ai moduli formali ed estetici di Sam Peckinpah, soprattutto per quanto riguarda la coreografia delle scene di violenza, riprese con ampio ed efficace uso del ralenty e grande utilizzo degli squib, i detonatori esplosivi che simulano l’impatto dei colpi dei proiettili, dai quali traboccano autentici getti di sangue. Tra i numerosi emuli di Bloody Sam Mariscal sembrerebbe essere tra quelli che più a fondo ne hanno recepito l’innovazione grafica e la potenza visiva.
La strage conclusiva in questo senso è esemplare, ma tutta la mezzora finale, giocata tra un clima di attesa gravido di tensione e le improvvise quanto cruente esplosioni di violenza è magnifica.



Non si può non dare conto, poi, dell’incredibile eccentricità della trama, che mette al centro della pellicola un rapporto omosessuale e addirittura incestuoso tra il capo di una banda di saccheggiatori (che vediamo nel violentissimo incipit mettere a ferro e fuoco un villaggio, con donne stuprate e montagne di cadaveri abbandonati sulla main street) e il suo luogotenente, che scopriamo nel corso del film essere padre e figlio. Gli altri protagonisti della pellicola sono la loro moglie e madre, ora tenutaria di un bordello, che si strugge e affoga nell’alcool il dolore per il loro abbandono e il bounty killer suo amante ingaggiato dalla cittadinanza esasperata per porre termine alle violenze che alla fine sterminerà la banda.

La pulsioni estreme e proibite erano evidentemente una peculiarità del regista (vedi anche il rapporto incestuoso madre-figlio in El sabor de la venganza), oltre che probabilmente una particolarità dell’intero western messicano (vedasi titoli come El Topo di Alejandro Jodorowsky e Serpente a sonagli di José Antonio Bolaños), insieme a cinismo, fatalismo, afflato tragico e gusto melodrammatico, tutti elementi che mescolati assieme possono però apparire abbastanza distanti dai gusti dello spettatore occidentale.



La cosa che comunque abbiamo trovato più riuscita del film è il personaggio protagonista, El Marcado (cioè lo sfregiato), magistralmente interpretato da Antonio Aguilar, anche produttore e sceneggiatore della pellicola, attore e cantante messicano di grande fama nel suo paese, dove è noto con il soprannome di El Charro de México, che con il volto solcato da una cicatrice dispensa proiettili e massime di vita con lo stesso efficacissimo cipiglio arcigno e impassibile.

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