1971 ANDA MUCHACHO, SPARA!
di Aldo Florio, con Fabio Testi, Eduardo Fajardo, Massimo Serato, Luciano Pigozzi, Daniel Martin, Charo Lopez, Romano Puppo, José Calvo
Interessante piccolo western italo-spagnolo diretto da Aldo Florio, dall’atmosfera molto anni settanta.
La trama richiama in maniera esplicita in molti punti quella di Per un pugno di dollari: Fabio Testi interpreta lo stesso ruolo da straniero senza nome del mitico Clint, José Calvo – che lo cura e lo nasconde, e per questo viene torturato – fa praticamente la stessa parte che aveva nel film di Leone (là si chiamava Silvanito, qui Joselito), il vecchio telegrafista è chiaramente ricalcato sul Piripero leoniano.
Ci sono anche i padroni del paese, che il protagonista metterà l’uno contro l’altro, il villaggio messicano sottomesso e schiavizzato, la donna messicana rapita e brutalizzata.
E non mancano nemmeno l'eroe che viene selvaggiamente picchiato e il duello finale con il protagonista in poncho che appare in una nuvola di polvere.
Diversi sono anche i punti di contatto con Per qualche dollaro in più: la tremenda vendetta da compiere, i ripetuti flashback che solo nel duello finale rendono chiaro allo spettatore le motivazioni del protagonista, lo stesso duello coreografato in maniera simile a quello con il carillon tra Mortimer e l’Indio (“quando finisce l’oro...”).
Anche le sparatorie sono in stile leoniano, con il protagonista che indossa un guanto di cuoio e preme il grilletto con la destra mentre con la sinistra fa scattare a ripetizione il percussore.
Si tratta di una pellicola anche piuttosto morbosa e violenta: stupri, gambe amputate, gente garrotata, Testi pestato come una bistecca al sangue.
Efficaci tutti gli attori, con Fabio Testi come sempre molto a suo agio nel western ed Eduardo Fajardo perfetto nella classica caratterizzazione del viscido opportunista che era il suo cavallo di battaglia. Charo López bellissima.
Ottime sia la musica di Bruno Nicolai che la fotografia dello spagnolo Emilio Foriscot.
Le location sono esattamente le stesse di Per un pugno di dollari.
Davvero un buon film.
RispondiEliminaMolto belle in particolare la fotografia luminosa e le musiche malinconiche di Nicolai. Nonostante il film sia del 1971 (Giusti lo dice girato addirittura nel 1970 e uscito due anni dopo), tira già quell'aria strana e crepuscolare, "post", di un po' tutti i western (non comici) degli anni 70. C'è quella certa atmosfera triste tipica del decennio, gli ideali terzomondisti, l'andamento ondivago e sfocato della trama, l'aria un po' troppo cappellona delle comparse, numerose scene di nudo...
L'uso insistente e ossessivo dei flashback è un elemento che come un filo rosso lega molti degli ultimi spaghetti western seri, da "Il grande duello" a "Keoma".
Great movie. Best role for Fabio Testi.
RispondiElimina--
Pedro Pereira
http://por-um-punhado-de-euros.blogspot.com
http://auto-cadaver.posterous.com
Testi nel western è sempre sembrato anche a me molto efficace, probabilmente perché è un genere in cui contano più il fisico e la faccia giusta che non le doti drammatiche.
RispondiEliminaPeccato solo sia arrivato al genere piuttosto tardi, sul finire degli anni sessanta, comunque qualche buon ruolo lo ha interpretato lo stesso: oltre a questo direi che i suoi migliori sono "I quattro dell'apocalisse", "Dieci bianchi per un piccolo indiano" e "Amore, piombo e furore"...
Yes. Perhaps he could have been in more westerns but it also makes career in other genres, one of my favourites would be "Il grande racket".
EliminaGood luck against Germany in Euro 2012. I'm quite sure that 10 millions of portugueses will be supporting Italy in this ocasion.
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Pedro Pereira
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Non conoscevo questo blog, e ti (vi?) faccio i complimenti per la recensione: finalmente qualcosa di analitico ed attento. Secondo me, il film offre ulteriori spunti di riflessione, ed ha maggiori pregi. Ci sono riferimenti al mondo dell'opera (il ripetuto fraseggio di Nicolai rimanda al Barbiere di Rossini, ci sono le trame occulte, la lotta di potere e pure un gobbo!); c'è un uso del flashback anomalo e una struttura narrativa a puzzle mica ovvia; le sparatorie (soprattutto quella nella barberia e al saloon) sono molto ben coreografate, così come le scazzottate. Gli attori mi sembrano tutti più che efficaci, con particolar menzione per Fajardo, bravissimo. Un solo appunto: al contrario dello Straniero di Leone, il protagonista di questo film ha un nome e cognome.
RispondiEliminaSaluti, e ancora complimenti.
Fabio, grazie mille per i complimenti e per gli ulteriori spunti sul film.
RispondiEliminaAttualmente il blog è un po' (tanto) in coma, ma per quanto mi riguarda tra breve spero di poter ricominciare a postare.