sabato 18 febbraio 2012

i film 9 - Per 100.000 dollari t'ammazzo

1967 PER 100.000 DOLLARI T'AMMAZZO di Giovanni Fago. Con Gianni Garko, Claudio Camaso, Claudie Lange, Susana Martinkova, Fernando Sancho.


«Un western di prim'ordine» [M. M.], che in quanto a violenza e pessimismo può tranquillamente rivaleggiare con i capolavori di Corbucci. È il film "gemello" di 10.000 dollari per un massacro di Romolo Guerrieri, con il quale condivide i produttori, gli attori, gli sceneggiatori e l'intero comparto tecnico. A cambiare è praticamente soltanto il regista: dall'ottimo Guerrieri si passa al comunque valido e professionale Giovanni Fago, qui all'esordio nel genere. La comunanza fra i due film la si nota anche dal taglio romantico e dall'atmosfera mélo, che raggiungono qui picchi di autentica tragicità, con personaggi tormentati e umanissimi che vanno incontro al proprio destino fra ghost-town, saloon trasformati in ospedali da campo, capannoni adibiti a rifugio per gli sfollati, mentre sullo sfondo imperversa la Guerra di Secessione. La cura per la ricostruzione storica è insolita per uno spaghetti a basso budget, cosí com'è anomala, in un genere che fa del cinismo uno dei suoi punti fermi, la delicatezza con cui vengono sbozzati alcuni personaggi: difficile dimenticarsi il vecchio sceriffo che si sacrifica per salvare i due fratelli, o la ballerina costretta dalle circostanze ad improvvisarsi prostituta. Ed è notevole anche la descrizione del rapporto che lega i due protagonisti, incapaci di convivere ma legati al contempo indissolubilmente l'uno all'altro. È in fondo, come il precedente Mille dollari sul nero di Alberto Cardone, «la storia di Caino e Abele a rovescio, con il fratello buono e di onesti princìpi che deve uccidere quello folle e sociopatico» [M. M.]. La regia di Fago è corretta, anche se non evita qua e là una certa ridondanza, specie quando eccede in flashback e ralenti estemporanei. Riesce però a restituire in modo convincente la sensazione di un mondo alla sbando, dove i rapporti umani sono basati sul tradimento e i pochi sentimenti nobili o non sono ricambiati o portano alla morte. E il finale nerissimo e senza speranza, ambientato nell'ennesima cittadina abbandonata e spazzata dal vento, è fra i piú emozionanti di tutto il western italiano. Grande colonna sonora di Nora Orlandi.

Paolo D'Andrea, con interventi di Mauro Mihich

2 commenti:

  1. Film bellissimo, per me superiore anche al "gemello" “10.000 dollari per un massacro”.

    A Giovanni Fago avevo in mente di dedicare una scheda, ma purtroppo non sono riuscito a trovare il suo secondo western, “Uno di più all’inferno” (1968). Il terzo, e ultimo, è “O' Cangaçeiro” (1970), che non giudico troppo riuscito. Fago peraltro ha avuto una carriera cinematografica brevissima (che oltre ai western conta solo un altro paio di titoli) ed è passato quasi subito alla regia televisiva...

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  2. Per non buttare via niente, ecco integralmente anche la mia recensione:

    "Davvero un western di primordine.
    E’ il “gemello” di 10.000 dollari per un massacro: stessa produzione, stessi sceneggiatori, stessi attori (Gianni Garko, Claudio Camaso e Fernando Sancho). Cambia solo il regista, Giovanni Fago.
    Anche il taglio romantico e l’atmosfera di tristezza e disperazione provengono dal precedente film, ma se nel western di Guerrieri erano solo uno dei vari aspetti che contribuivano alla riuscita della pellicola, qui costituiscono il vero e proprio fulcro intorno a cui ruota tutta la vicenda.
    La cupezza della quale viene ulteriormente sottolineata dalla collocazione storica nella guerra di secessione, con uccisioni di civili e ospedali da campo stile Il buono il brutto il cattivo, e con dei suggestivi flashback che scavano nel doloroso passato del protagonista e nel suo tormentato rapporto con il fratello.
    Come Mille dollari sul nero di Cardone, infatti, è la storia di Caino e Abele a rovescio, con il fratello buono e di onesti princìpi che deve uccidere quello folle e sociopatico. L’unica differenza è che qui è Garko a fare la parte del buono.
    Il rapporto tra i due viene descritto tramite un crescendo tragico non privo di finezze psicologiche che culmina, come nel precedente film, in un duello finale in una città fantasma spazzata dal vento e in una conclusione ancora più nera e senza speranza, davvero drammatica e tristissima.
    Il protagonista –se si eccettua l’inizio con Fernando Sancho– non ha più niente del bounty killer alla Django del precedente ed è una sorta di Clint Eastwood in versione tragica e perdente.
    Purtroppo alcune scene violente furono tagliate (si vedono nel trailer, ma non nel film) per togliere il divieto ai minori di 14 anni.
    Lo struggente tema musicale di Nora Orlandi, che richiama anch'esso da vicino quello del film precedente, è efficacissimo nell’accompagnare e sottolineare il pathos della sceneggiatura (il cofanetto tedesco della Koch Media contiene anche il cd con la colonna sonora di entrambi i film, che è al momento il più gettonato sul mio stereo)."

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