martedì 7 febbraio 2012

Sam Peckinpah 3 - The Westerner

1960 THE WESTERNER (serie TV) di Sam Peckinpah, con Brian Keith, Warren Oates, Slim Pickens, Katy Jurado, Robert Culp, John Dehner, Diana Millay, Karl Swenson


''I created The Westerner because of anger; anger at never-miss sheriffs, always-right marshals, whitewashed gunfighters – all of the mistakeless “redwoods” who dominate the Western field today; anger at TV’s quick-draw tin gods who stand behind a tin star of 10 cents' worth of righteous anger and justify their skill and slaughter with a self-conscious grin or a minute's worth of bad philosophy"
–Sam Peckinpah

Prodotta per la Four Star Television e trasmessa dal network NBC a partire dal 30 settembre 1960 per un totale di tredici episodi (a cui per completezza andrebbe aggiunto il pilot Trouble at Tres Cruces andato in onda all’interno del programma contenitore Zane Grey Theater) e interrotta nonostante l’ottimo riscontro critico alla fine dello stesso anno, la serie The Westerner viene unanimemente considerata – assieme al film Noon Wine – il miglior lavoro televisivo di Sam Peckinpah.
Fresco del consenso ottenuto come sceneggiatore e regista di telefilm di successo come Gunsmoke e, soprattutto, The Rifleman, da lui ideato, scritto e diretto, e poi abbandonato alla fine della prima stagione quando diventò “un programma per ragazzi”, il regista ebbe la possibilità di concepire questa nuova serie in (quasi) totale autonomia e ne fu il produttore di tutti gli episodi, dei quali ne scrisse quattro e diresse in prima persona cinque.
Fu l’ultima serie western realizzata da Peckinpah per il piccolo schermo (è datato infatti all’anno successivo il suo esordio nel cinema, grazie all’interessamento dello stesso protagonista di The Westerner Brian Keith, che lo propose come regista ai produttori de La morte cavalca a Rio Bravo), la prima in cui ebbe la possibilità di esprimere in maniera personale i suoi caratteristici temi poetici e tratti stilistici e l’unica che può essere accostata per profondità e maturità ai suoi film successivi.
Nel creare The Westerner, infatti, Peckinpah decise di distaccarsi programmaticamente (e polemicamente) dai numerosi serial TV coevi muovendo in direzione di un più disincantato realismo, ricercato tramite la minuziosa e documentaristica ricostruzione degli ambienti e dei particolari d’epoca, la descrizione crepuscolare e antiretorica di un mondo violento, la rappresentazione non edulcorata delle improvvise e selvagge esplosioni di brutalità, l’approfondimento psicologico dei personaggi e l’analisi della complessità delle relazioni tra di essi.
Protagonista della serie è Brian Keith nei panni di Dave Blessingame, un cowboy solitario ed errabondo, tratteggiato senza particolari caratteristiche di eroismo, che vaga per la frontiera con un fucile modificato e un cane di nome Brown, costruito sulla base di autentici cowboys conosciuti dal regista durante la sua infanzia e che può essere definito a tutti gli effetti come il primo dei grandi anti-eroi peckinpahiani.


L’episodio Jeff, scritto e diretto da Peckinpah, e da lui scelto come quello di apertura della serie, oltre che generalmente indicato da critici e studiosi come il migliore della stessa, è indicativo delle intenzioni smitizzanti e revisioniste dell’autore: la protagonista (nonostante il nome maschile) è una prostituta che liberata finalmente dalla coercizione del protettore/amante dal protagonista, suo vecchio innamorato, decide comunque di continuare a fare la vita nella consapevolezza dell’impossibilità di essere salvata.
Pur nella brevità dell’episodio (di nemmeno mezz’ora di durata), già annegato nella splendida fotografia in bianco e nero di Lucien Ballard (operatore di fiducia di Peckinpah in tutti i suoi capolavori successivi), si possono osservare la cura e l’attenzione nella caratterizzazione dei personaggi, il realismo della messa in scena (interamente collocata in uno squallido saloon – dietro al cui bancone c’è un indiano – popolato da ubriaconi, tra i quali si riconosce il grande attore peckinpahiano Warren Oates), la maturità della costruzione drammatica che incornicia un bellissimo ritratto di innocenza corrotta, le tematiche adulte e la simpatia verso i perdenti, ma anche la novità di certe scelte stilistiche e la forza e durezza dei dialoghi (“That’s outside the rules” piagnucola il protettore dopo il colpo al basso ventre con cui Keith-Blessingame vince il duello a boxe per la libertà della donna, “This is ain’t a game!” è la secca risposta che riceve).


E’ anche la prova, nonostante la reputazione di maschilista affibbiatogli da alcuni critici, della capacità di Peckinpah di creare grandi personaggi femminili e di saperli tratteggiare con empatia ed umanità (come farà in seguito, ad esempio, con le protagoniste, sempre prostitute, di La ballata di Cable Hogue e Voglio la testa di Garcia).
E’ la dimostrazione, infine, di un artista già pienamente consapevole dei propri mezzi espressivi, che comincia a muoversi su strade non ancora percorse da altri mettendo in discussione la consolidata mitologia del Far West in modo dissacrante ma drammaticamente convincente, con i suoi inconfondibili tratti di romanticismo e violenza che da lì a pochi anni lo renderanno una leggenda del cinema.

Mauro Mihich

Elenco episodi:
- Jeff (30/9/1960), sceneggiatura di Sam Peckinpah e Robert Heverly, regia di Sam Peckinpah
- School Day (07/10/1960), sceneggiatura di Sam Peckinpah e Robert Heverly, regia di André de Toth
- Brown (21/10/1960), sceneggiatura di Bruce Geller, regia di Sam Peckinpah
- Miss Kennedy (28/10/1960), sceneggiatura di Sam Peckinpah e John Dunkel, regia di Bernard Kowalski
- Dos Pinos (04/11/1960), sceneggiatura di Jack Neuman, regia di Donald McDougall
- The Courting of Libby (11/11/1960), sceneggiatura di Bruce Geller, regia di Sam Peckinpah
- The Treasure (18/11/1960), sceneggiatura di Cyrill Hume, regia di Ted Post
- The Old Man (25/11/1960), sceneggiatura di Sam Peckinpah, regia di André de Toth
- Ghost of a Chance (02/12/1960), sceneggiatura di Milton Gelman, regia di Bruce Geller
- The Line Camp (09/12/1960), sceneggiatura e regia di Tom Gries
- Going Home (16/12/1960), sceneggiatura di Jack Curtis, regia di Elliot Silverstein
- Hand on the Gun (23/12/1960), sceneggiatura di Bruce Geller, regia di Sam Peckinpah
- The Painting (30/12/1960), sceneggiatura di Bruce Geller, regia di Sam Peckinpah

1 commento:

  1. Alla produzione giovanile di Peckinpah è stato dedicato anche un (dicono bellissimo) documentario, di ben 154': SAM PECKINPAH: THE WESTERN YEARS (1998) di Mike Bishop, purtroppo mai pubblicato in dvd (nemmeno come extra di qualche film) e visto solo in occasione di qualche rassegna sul regista...

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