venerdì 3 febbraio 2012

i film 6 - La texana e i fratelli Penitenza

1972 La texana e i fratelli Penitenza (Hannie Caulder) 
di Burt Kennedy, con Raquel Welch, Robert Culp, Ernest Borgnine, Christopher Lee, Jack Elam, Strother Martin, Diana Dors, Aldo Sambrell, Stephen Boyd


Western di produzione interamente inglese, girato in Spagna e diretto dall’americano Burt Kennedy.
Nonostante l’assurdo titolo italiano (tanto più che anche nel nostro doppiaggio i fratelli si chiamano Clemens e non Penitenza) e il fatto che Kennedy (storico sceneggiatore di Budd Boetticher) sia conosciuto soprattutto per i suoi western-commedia è un film del tutto serio e pure piuttosto violento, e anche il folle trio di fratelli interpretato da Ernest Borgnine, Jack Elam e Strother Martin, che rapinano, stuprano e uccidono, litigando come comari anche nel bel mezzo delle sparatorie, tutto sommato fa ben poco ridere.



Di tipicamente europeo, oltre a qualche caratterista locale come Aldo Sambrell, ci sono il sadismo, l’amoralità, i personaggi sopra le righe e le figure archetipiche dei bounty-killers, mentre l’estetica e la violenza, con gli schizzi di sangue in bella vista, sono sicuramente più vicine ai western di Sam Peckinpah (con Il Mucchio Selvaggio citato esplicitamente nella sanguinosa rapina alla banca iniziale), cosicché risulta davvero curioso vedere quello che sembra in tutto e per tutto un tipico western americano girato in Almeria negli stessi set di quello italiano.


Il film è costruito intorno alle grazie di Raquel Welch, nel ruolo della Hannie Caulder del titolo originale, una vedova che grazie agli insegnamenti di un cacciatore di taglie (Robert Culp) persegue la vendetta sugli assassini del marito e suoi violentatori. Se la cosa vi ricorda Uma Thurman in Kill Bill avete fatto centro: per Quentin Tarantino il film di Kennedy è “definitely of the revenge movies I was thinking about”.
La cosa che Tarantino ama di più del film è il grande Robert Culp, attore sottostimato e purtroppo scomparso di recente, davvero perfetto nel ruolo del maestro iniziatore, anche se nel doppiaggio italiano la sua voce è molto meno cool che in in originale.
Noi, più banalmente, confessiamo di preferirgli la bellissima Welch che, vestita unicamente di uno striminzito poncho, ci pare incarnare la più perfetta icona erotica western possibile, all’epoca infatti di grande successo e popolarità (tanto al suo look si ispirarono anche pubblicazioni a fumetti come la Raquel del nostro Stelio Fenzo).


Piuttosto curiosa, infine, la presenza di Christopher Lee, in uno dei suoi rarissimi ruoli non horror, quello dell’armaiolo messicano che costruisce la pistola su misura per la bella e spietata vendicatrice.

Mauro Mihich

3 commenti:

  1. Burt Kennedy era davvero un regista curioso, che andrebbe approfondito. Grande sceneggiatore di western seri (non solo per Boetticher), che però non amava, prediligendo l'ironia alla violenza. Eppure mentre i western-commedia per cui è noto risultano bolsi e privi di mordente, i suoi western seri sono o sembrano tutti parecchio interessanti.

    Mi piace molto il suo esordio come regista con il misconosciuto "I canadesi", carini il simil-Hawks "Appuntamento per una vendetta" e il simil-Boetticher di "Quel maledetto colpo al Rio Grande Express".
    Invece "Welcome to Hard Times" ("Tempo di terrore" o "Tempo di uccidere" in Italia), che dovrebbe essere il suo capolavoro, purtroppo non l'ho mai visto.

    Tra l'altro, vedo ora su Imdb che è stato attivissimo come regista in due telefilm mito degli anni 80 come Magnum P.I. e Simon & Simon.

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  2. Ed è persino il regista principale de "Alla conquista del West"...
    Insomma, scopro ora che quest'uomo mi ha segnato l'infanzia!

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  3. Molto buono, in fatto di western seri, anche “La spina dorsale del diavolo”, diretto da Kennedy sempre in Europa. E mi incuriosisce parecchio “The Killer inside me” del ’76 con Stacy Keach, prima trasposizione del romanzo noir di Jim Thompson. Tra l’altro pare che Kennedy abbia lavorato fino alla soglia degli ottant’anni: “Comanche”, con Kris Kristofferson, è del 2000...

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